Pagina:Pascoli - Antico sempre nuovo.djvu/124

Da Wikisource.
110 antico sempre nuovo

Cicerone parla dimostrando che quel Graeculus, quel Poeta non solo, essendo cittadino, non aveva da essere tolto dal novero, ma se non fosse stato, aveva da essere annoverato tra i cittadini. Alle alte parole dell’oratore che chiamava, con Ennio, sanctum il nome di poeta, si commuove il giovane e manda a Cicerone, che pur amando gli studi poetici, non approvava i poeti nuovi, una «tavoletta» con sette versi, ringraziando e ammirando. Da quel giorno, la vittoria della Grecia era riconosciuta; la poetica cominciava a essere in onore, per sè, per il diletto che dava, ancor che non aiutasse ad percipiendam colendamque virtutem1.

V.

Si strinse amicizia tra il piccolo poeta e il grande oratore? Conobbe il poeta frequentando la compagnia dell’oratore, la moglie di Metello Celere? Questi fu console nel 694: ed essa era sorella di Clodio, figlia di Appio Claudio Pulcro; e aveva, l’anno del consolato di suo marito, un po’ più di trentanni, forse. In quell’anno medesimo P. Claudio Pulcro, suo fratello, per ottenere il tribunato, si fece adottare da un plebeo e si chiamò Clodio: e anche essa ne seguì l’esempio e si faceva chiamare Clodia. Cicerone che le era stato amico ed estimatore e ammiratore, cominciò da allora a odiarla. Era molto bella, molto libera, molto colta: amava le lettere (dice uno scoliasta di Cicerone) e la danza, rassomigliando così

  1. Cic. pro Arch. 7, 16.