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stesso, chiamandosi a nome con un triste presentimento1. Lesbia egli chiama la donna amata, come a dire Sappho, perchè bella, perchè appassionata, perchè partecipe delle rose Pierie. Descrisse poi lo stato della sua anima in questo tempo: le sue espressioni ricordano un poco i vecchi poeti, di cui sopra; ma quanta vita! qual calore e colore! La sua passione evoca monti che eruttano fiamme, acque che ribollono, pioggie scroscianti e fiumi correnti, la pianura sotto il solleone, il mare sotto il nero temporale. Una buona brezza dissipa le nuvole e tutto è sereno. Il poeta ricorda la soglia consunta d' una casa silenziosa e lo scricchiolìo di un calzaretto elegante2.

  1. Pag. 42 [LI]. Mi sono domandato qualche volta se Catullo nel dare a Clodia il nome di Lesbia ricordasse e non curasse, o non sapesse o non credesse ciò che di Sappho avevano detto i comici attici e poteva malignamente interpretare ogni lettore. Questa ode stessa.... ma io credo che egli, avendola forse senza l’ultima strofa, la riputasse soggettiva bensì ma, per così dire, in persona d’altri, dell’uomo. Non era anche in Alcaeo una poesia in persona di donna? (Vedi a pag. 177, nota). Oppure è cosa che condurrebbe a considerare in modo assai nuovo la poesia Lesbiaca, che, sparsasi e fattasi popolare (ricordiamo Solone vecchio che impara la canzone d’oltre mare) fu poi dai grammatici e critici Alessandrini distribuita tra due cantori, dal nome un po’ sospetto, il «Forte, Cicis» e la «Clara, Sappho». Il contrasto dei due (vedi sopra), riportato da Aristotele pare piuttosto un frammento unico d’un’unica poesia, che due di due. Ma di ciò altrove, e quando il nostro mago Kenyon avrà dato al mondo aspettante le nuove odi di Sappho.
  2. Pag. 44-45 [LXVIII]b. Che Lesbia sia Clodia (cosa non ammessa da tutti) risulta da Apuleio, Apol. 10: accusent C. Catullum quod Lesbiam pro Clodia nominarit. Lesbia (dello stesso numero e valor di sillabe che Clodia) è rappresentata in Catullo, come nupta nel [LXXXIII], e poi come tale che potesse nubere nel [LXX]. Clodia era maritata e restò vedova. Il marito di Lesbia era fatuus (LXXXIII, 2): Metello è per Ci-