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la poesia lirica in roma 123

elaborazione, l’erudizione oscura, la piccolezza del volume. Egli dice: Il volgo ammira la facilità di Ortensio, la popolarità di Volusio e i volumoni di Antimacho. Io amo ed ammiro Cinna, e appunto perchè è il contrario di tutti e tre1. E, come Cinna, egli ammirava ed amava Calvo, che aveva pubblicato elegie tenerissime in morte di Quintilia, sua moglie2. Può essere di questo anno un’imprecazione, quella contro il vecchio Cominio, e una allegra risata, quella sulla pronuncia di Arrio3. E nel principio del 699 si trovò in tribunale, a sentir tonare l’amico Calvo contro il nemico della loro prima giovinezza, Vatinio. I due poeti erano tenaci nell’odio4. Ma Vatinio fu assolto, fu pretore e si tenne da allora sicuro il consolato. Catullo desiderò morire5. Egli passava il suo tempo tra Verona e Roma. E a Verona e a Roma esercitava l’animo in odii e in amori; amori indegni o infelici. Gli endecasillabi volavano a ferir questo e quello. I più velenosi toccarono a Cesare e a Mamurra, di lui praefectus fabrum. I più pungenti andarono a quei due amici inseparabili e famelici, Furio ed Aurelio. Fa pena vedere questo gentilissimo gettato nell’iambo dalla Musa, perchè non avesse a superare Sappho e Anacreonte; come l’epigramma afferma di Archilocho, perchè non vincesse Omero. Ma prima di morire egli si beò ritraendo un amore felice. È un altro mimo narrato: un mimo amoroso. Il dio, che

  1. Pag. 79 [XCV].
  2. Pag. 81 [XCVI].
  3. Pag. 82 [CVIII] e [LXXXIV].
  4. Pag. 83 [LIII].
  5. Pag. 84 [LII].