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la poesia lirica in roma 127

sua fama, e la sua Lydia e la sua Diana cedere il posto a poemi degni di Esiodo e di Omero1. Egli restava fedele ai suoi vecchi e opponeva Lucilio ad un nuovo grandissimo poeta di Saturae, sostenendo che la verseggiatura dell’antico si poteva correggere con poca fatica2. Ma non gli badavano più; non si accorgevano di lui. I poeti Augustei avevano ville e poderi e onori e gloria; esso cadeva nell’oscurità e nei debiti. Un bel giorno, nell’anno 730 o giù di lì, un creditore, che aveva ipoteca sulla sua villa di Tusculo, offriva questa in vendita. Fu venduta, e Catone nascose la sua povertà e vecchiaia in una catapecchia, vivucchiando del prodotto d’un poco d’orticello. Dove erano i suoi amici d’un tempo? il lepido e generoso Catullo, che scherzava così volentieri coi loro due nomi: quicquid amas, Cato, Catullum?3 il dotto e servizievole Cinna, che aveva fatto così alto augurio alla sua Dictynna? Morto l’uno, nel fior dell’età, morto l’altro tragicamente, ucciso per errore, nel lugubre giorno dei funerali di Cesare: fatto anche questo già lontano. Memmio? morto esule nella sua Grecia, circa l’anno 706. Cornificio? morto nell’Africa, l’anno 713, abbandonato da’ suoi soldati che soleva chiamare lepri con l’elmo. Poteva Catone passar qualche parola con un grammatico come lui, povero e vecchio quanto e più di lui, Orbilio Pupillo di Benevento,

  1. Lydia doctorum maxima cura liber, disse Ticida, poeta di imenei e epigrammi, il quale cantò i suoi amori con una Metella, cui chiamò Perilla. È nominato da Ovid. Trist. 2, 433, dopo Catullo e Calvo, avanti Cinna, insieme con Memmio.
  2. Ciò nei primi otto versi sudditizi della Sat. decima del libro primo in Orazio.
  3. Catull. [LVI], omesso.