Pagina:Pascoli - Antico sempre nuovo.djvu/173

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la poesia lirica in roma 159

terzo, non poteva essere imaginata e condotta se non da un profondo conoscitore di anime. Comincia l’uomo col rimpiangere la sua felicità passata: un rimprovero e una lode a lei indirettamente, non altro. Parla in fatti di un preferito, potior, parla del collo di Lydia che era così bianco! Il rimprovero è rintuzzato fieramente: Lydia può dire anche il nome della rivale, Chloe. E resa è la lode, indirettamente: l’uomo ha lodato della donna la bellezza, la donna loda dell’uomo la fama e la gloria. E il rimpianto della felicità passata è anche in lei. Dunque? non sono essi d’amore e d’accordo? No: sarebbe semplice, ma non vero. L’uomo sente il bisogno e di scusarsi e di accusarsi, di confermare che la colpa è di lei e di affermare che ne è venuto il piacer suo. La conferma è in una paroletta, nunc: ora sì, non allora. Ma non importa: esso è tanto felice! E felicissima è la donna: dice il nome dell’amato, due volte morrebbe per lui. Solo ora la riconciliazione è matura, poichè l’uno e l’altra ha cresciuto pregio all’amor suo desiato e goduto da altri. Ma tali poesie non sono, si può dire, personali. C’è tutto al più l’anima e il pensiero del poeta, come quella e quello dell’autore drammatico nelle parlate dei personaggi del dramma. Che però, in quella, l’amatore di Lydia sia Orazio, si può sospettare dal fuggevole accenno Multi Lydia nominis1: delle altre si deve negare che abbiano per soggetto un amore vero di lui. Raccogliendo e ordinando questi sparsi poemetti erotici e conviviali, si avrebbe non la storia dell’anima e degli amori di

  1. Vedi le odi raccolte sotto il titolo, V. Le Donne.