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religioso, per quanto l’espressione ne scolorisca e vanisca nei molti e vari nomi e simboli del politeismo. Ma chi migliorò Omero nella rappresentazione del Dio Cuncta supercilio moventis, aveva della divinità un concetto molto vicino a quello de’ monoteisti. Un baleno, un tuono, di cui trema l’universo; e la navicella che erra, rifà la sua rotta. Il poeta, che da Epicuro ha appreso gli dei securum agere aevum, sente però la forza d’un ignoto potere che abbatte e innalza senza rivelarsi agli uomini. Gl’inni alle divinità greche sono meno sentiti; pure è soave di pietà la preghiera ad Apollo, a cui con Pindaro non chiede oro e terre, ma la salute, la limpidezza della mente e della coscienza, una vecchiaia serena e consolata dalla poesia.

Che mai nel nuovo tempio il poeta al dio
domanda, mentre versa il vin nuovo dal-
     la tazza, e prega? Non le messi
          fertili della Sardegna opima,
e non le ricche mandre dell’arsa mia
Calabria, non l’oro Indo e l’avorio, non
     i campi cui con placid’acqua il
          tacito fiume del Tiri rode.
A cui le diè la sorte, si poti le
Galene viti; il ricco mercante in suoi
     bicchieri d’oro beva il vino
          ch’egli cambiò con le droghe Syre;
persino al Cielo caro, ch’ogni anno ei va
più volte incolume a rivedere il mar
     d’Atlante. Io ceno con le olive,
          mangio radicchio e leggiere malve.
O della Notte figlio, a me dà godere
il poco bene mio, con le forze mie,
     con tutta, prego, la mia mente,
          vecchio, ma sano; e poeta sempre!