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moni1, ma di non amare troppo i versi che nell’Arte Poetica chiama exiguos, e qui mollis querellas e miserabilis elegos. E sì che ne furono attribuiti anche a lui, come ha Svetonio nella sua Vita. Con Vergilio, l’anima di tutte più candida e più a lui congiunta insieme con Vario, egli piange nel 730 sulla morte appunto di Vario; e con una delicatezza e una dolcezza degna del Parthenias, evoca Orpheo, il cantore, udito dagli alberi, a cui Vergilio assomigliava. Ma chi è Septimio? di qual anno è il canto a lui diretto? il canto, in cui l’amicizia è espressa con tanta tenerezza, in cui l’animo del poeta si mostra così stanco, eppur così rassegnato. È, l’amico e il canto, della prima giovinezza? è degli anni 728 e 729 in cui i capelli del vate amico già imbiancavano? Donde l’aspirazione a Tibure e a Taranto, i paesi che, come si può raccogliere da fuggevoli indizi, amò da giovane, prima di avere la villa sabina? E ora, invecchiando, cancella, in un momento di rammarico, tutto lo spazio di vita che gli è corso dopo quei giorni, in cui era stanco veramente di marcie e di mare, e povero, in Roma, ripensava alla milizia in cui, sotto la condotta di Bruto, si alternavano banchetti e battaglie?2

XII.

Sopra tutti gli amici era l’Augusto. Orazio che aveva combattuto contro a lui a Philippi, si teneva da lui alquanto in disparte, forse perchè non paresse

  1. Sat. I x 82; Epl. I iv.
  2. Vedi le odi raccolte sotto il titolo, X. Canti ad amici.