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188 | antico sempre nuovo |
Aveva un certo successo di gloriola: era «conosciuto in tutto il mondo»; ma sapeva la, distanza che era tra lui e i grandi poeti. Egli dice delle sue cose ciò che i nostri critici, sì quelli del fiele e si quelli del miele, dovrebbero aver presente quando impugnano quella loro penna dalla punta o amara o dolce:
Ce n’è di buoni, ce n’è di così e così: la più parte
sono cattivi. Oh! oh! Prova! fa un libro anche te!
Solamente, per lo più, i nostri critici (probabilmente anche quelli di lui) dovrebbero trasporre quelle due parole bona mala. Quando gli uni dicono mala plura si ha a intendere bona plura; e viceversa1.
Come il suo carattere, così nei suoi libri sono le sue vicende. Nacque per il Calendimarzo, si prese a modello Catullo, ebbe le sue soddisfazioni e i suoi dispettucci d’autore, provò le noie degli imitatori e dei plagiari, provò la miseria. Ebbe qualche onore e qualche dono da Tito e più da Domiziano. Accattò e adulò. Ebbe anche una villetta a Nomento. Poteva mandare un regaluccio di noci al «facondo Giovenale »! Ebbe amici, oltre a questo, Silio, Quintiliano, Stella e Plinio. Sopra tutti quel garbato Plinio, che gli diede il danaro per il ritorno a Bilbili... Perchè, morto Domiziano, Marziale tornò in patria. Per quanto egli cantasse la palinodia delle lodi date a Domiziano, non potè venire in grazia a Nerva. Tornò via. La Musa gli aveva fruttato ben poco, e, se non
- ↑ Vedi a pag. 371 il XIII e l’XI, a pag. 372 il XIX, a pag. 356 il XII 10, a pag. 368 il II e il XV, a pag. 353 l’I 2; a pag. 356 il XIII.