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riferisce che per il suo ingegno egli fu fatto libero da Livio Salinatore, di cui istruiva i figli1. Il qual Livio Salinatore, pure accogliendo per un momento la notizia, non può essere Marco, poichè ben prima dell’anno indicato da Hieronymo (1830 - 567), da quando rappresentò il suo primo drama, cinquanta anni addietro presso a poco, Andronico doveva già essere liberto. Ora piuttosto che ricorrere all’ipotesi d’un Lucio Livio sconosciuto, che avrebbe dato il pileo e il nome al Tarentino Andronico, io preferisco ritenere la notizia di Hieronymo originata dal medesimo fatto che quella di Accio. E in vero, oltre che poco probabile per il tempo e per i costumi, è anche inverosimile per altri motivi, che questo Livio scriba ed istrione facesse il pedagogo, sebbene, in qualche modo, ciò sembri affermare anche Suetonio2. È troppo facile imaginare come tale particolare potesse inventarsi; poichè l’Odissia di Livio andava per le scuole anche ai tempi di Orazio, quando Orbilio la dettava a suon di ferula. L’idea di scuola e di maestro era associata da un pezzo al nome di Livio; tanto più che egli aveva interpretato, cioè aveva tradotto, il che pare uffizio d’insegnante anche in senso ristretto e speciale, come è, ma in senso generale e largo. E poi, non fu attribuito tale uffizio persino al divino cieco Omero?

  1. Hier. Eus. Chr. ad ann. MDCCCXXx: Titus (facile sbaglio) Livius, tragoediarum scriptor, clarus habetur, qui ob ingenii meritum a Livio Salinatore, cuius, liberos erudiebat, libertate donatus est.
  2. Suet. de ill. gramm. Livium et Ennium.... utraque lingua domi forisque docuisse adnotatum est.... nihil amplius quam Graeca interpretabantur, aut si quid ipsi latine composuissent, praelegebant.