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318 antico sempre nuovo

nido così ben dissimulato tra quel mucchio di foglie raccolte lì, a quel che doveva parere, piuttosto dal capriccio del vento che dalla cura di provvidi genitori. Ma il duro contadino aveva osservato e frugato e trovato; e l’usignolo aveva perduto i suoi piccini, ancora implumi. Così pensava Virgilio quando ascoltava gli usignoli cantare su gli alti pioppi1 della sua campagna. Essi avevano lasciato i loro ombrosi recessi e tentato di raggiungere ne’ suoi solchi l’aratore, e, dalle vette tremule dei pioppi bianchi e neri, cingevano l’inumano della loro inestinguibile melodia, piena di pianti, di singulti, di rimbrotti, di grida.

Simile all’usignolo che tra il fogliame de’ pioppi
piange i suoi piccoli ch’ei non più rinvenne nel nido;
dove, occhiando, implumi un contadino li colse:
piange e’ tutta la notte e di sur un ramo rinnova
sempre il suo canto, e riempie del suo dolore gli spazi.

Ma non cantano ancora gli usignoli... Odo invece un ronzìo cupo e lieto. Sono api intorno ai gialli mazzetti del corniolo....2 donde venute a foraggiare? Dai buchi forse delle quercie o dei castagni? Ecco appunto là un sughero3 tutto screpolato; ecco là una grande quercia cavata che, miracolo, frondeggia avanti tempo. Ma no: non sono sue frasche, quelle. È il vischio, il sacro vischio4, che ha per suo terreno un ramo di lei.

  1. I pioppi bianchi o gattici o albigatti, Bue. VII 6i, IX 41, Georg. II 66, Aen. VIII 276, 286, i pioppi neri, Georg. IV 511 e forse Bue. VII 66.
  2. Il corniolo, Georg. II 448, Aen. IX 698.
  3. Il sughero, se è il cortex, Georg. II 453, IV 33.
  4. Il vischio quercino, Aen. VI 205 sgg. Il prodotto delle bacche in Georg. I 139, IV 41.