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il latino nelle scuole 29


limite della nuova Urbe, che doveva poi allargarsi e contenere l’Orbe. Questo leggendario Romolo poteva allora imaginare l’avvenire della sua Roma Quadrata?

Ricordo un sonetto non bello, come sentirete, che con pochi tratti mi pare che raffiguri bene quel primo giorno di Roma, come ci apparisce nella fantasia. Una sera tranquilla d’Aprile: il solco è finito: intorno una gran pace... ma ecco il sonetto che potete trascrivere in memoria di questo giorno:

L’aratro è fermo: il toro, d’arar sazio,
     leva il fumido muso ad una branca
     d’olmo; la vacca mugge a lungo, stanca,
     e n’echeggia il frondifero Palazio.
Una mano sull’asta, una sull’anca
     del toro, l’arator guarda lo spazio:
     sotto lui, verde acquitrinoso il Lazio;
     là, sul monte, una lunga breccia bianca.
È Alba. Passa l’Albula tranquilla,
     sì che ognun ode un picchio che percuote
     nell’Argileto l’acero sonoro.
Sopra il Tarpeio un bosco al sole brilla,
     come un incendio. Scende a larghe ruote
     l’aquila nera in un polverio d’oro.


Non è un bel sonetto, ripeto; ma quello che ad alcuni potrebbe in esso spiacere, a me confesso che piace: la parsimonia e la semplicità. Il poeta, chi che egli sia, non è un gran poeta; tuttavia non s’impanca a dir tutto, a dichiarar tutto, a spiegar tutto, come un cicerone che parlasse in versi; ma lascia Che il lettore pensi e trovi da sè, dopo avergli messo innanzi quanto basta a capire. Per esprimere il silenzio che domina dopo il fatto che egli imagina paresse più grave dei soliti e simili, dice che s’udiva