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III.

Ma questo è quasi un mito o un apologo, e non vuol dire tutto ciò che dice; sì molto meno. Il fatto è che l’idealista della scuola non lavorerà sereno ed efficace, se non avrà fede nella utilità e necessità di ciò che insegna. E questa fede non l’acquisterà o conserverà con le solite ragioni così facilmente ribattute.

C’è chi dice: il genio della nostra lingua si conosce meglio dal confronto con un’altra che a lei sia più affine, massime poi se le sia madre. Ma c’è chi risponde: ammettiamo che il detto genio non si arrivi a conoscerlo così bene dal confronto con la lingua, per esempio, francese o tedesca; ma col francese o col tedesco l’alunno fa un altro acquisto per la sua vita, che compensa la minore (non si dice la nessuna) conoscenza del genio della sua lingua: tanto più che questa conoscenza è sì utile a tutti, ma necessaria a pochi, cioè agli scrittori; anzi ai soli scrittori che.... la credono necessaria: pochini davvero. C’è chi dice: lo studio grammaticale d’una lingua morta è una ginnastica intellettuale come nessun’altra. E c’è chi risponde: e come non, di una lingua viva? Anzi queste, come più svolte, presentano all’osservatore fenomeni più complessi; e la ginnastica sarebbe quindi più energica; senza parlare delle altre utilità, come sopra. C’è chi dice: lo studio del greco e specialmente del latino ha un grande valore educativo e nobilita la nostra, anima rendendole familiari tanti esempi di costanza e di fortezza: agere et pati fortia.