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pensieri scolastici 53

Il poeta e l’astrologo

Diceva Omar poeta, occhio che avanza,
illuminando, tra le nebbie cupe:
«Misero te, per quanto in una rupe
scopra la bianca vergine che danza;

e te, per quanto da fornaci ardenti
tragga vivo l’eroe sopra, il cavallo
che sbuffa! Lenti sono gli anni e lenti
rodono il marmo, limano il metallo.

Tra mille, tra duemila anni, tra poco,
il fosco eroe, la vergine serena,
chi cercherà nella brillante arena,
chi troverà nei grappoli di fuoco?

Miseri voi!... ma l’opera mia forte,
fatta d’anima pura e di parole,
vola col tempo, vola con la morte,
vive la vita immobile del sole!»

«Dunque morrà» qui disse Ben-zilahi,
il viatore delle vie celesti:
«però che il sole, cui la commettesti,
morrà pur esso, come tu morrai.

Quando? tu conta i battiti al tuo cuore.
Secoli sono i palpiti del sole;
ma sono, istanti e secoli, a chi muore,
o poeta, una cosa e due parole».

Disse; il poeta meditò, nè piacque
al suo cuore il fugace inno più mai:
colse fugaci rose da’ rosai,
al bosco udì fugaci trilli; e tacque.

Moriva; e disse, mentre un usignolo
cantava ancora ne’ verzieri suoi:
«Giova ciò solo che non muore, e solo
per noi non muore ciò che muor con noi!»