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Pag. 43, v. 4. — Il milliarium aureum.
Pag. 49, v. 3. — Sì: Bologna considerò il re Enzio, un po’ come Roma la lupa e Fiorenza il leone, quello che uscì dalla sua stia e prese tra le branche Orlanduccio (Vill., VI, 69). E Parma aveva la sua «leona». Chr. Parm., pag. 91.
Pag. 49, v. 7. — «Cum... serenitatis nostrae gremium abundet copia filiorum...». Parole di Federigo al comune di Modena: vedi in Frati, La prig., pag. 117.
Pag. 49, v. 8. — Era ben cosciente Federigo del suo sogno di rinnovare l’antico imperio! Nell’agostaro, per esempio, «improntato era il viso dello ’mperadore a modo di Cesari antichi, e dall’altro una aguglia...». Vill, VI. 21.
Pag. 49, v. 15 sgg — Vedi il Testamento del re prigione nell’Op. cit. di Lodovico Frati.
Pag. 53, v. 3. — Fu preso il 26 maggio 1249. Ora siamo all’8 ottobre del 1251.
Pag. 53, v. 14. — Queste e altre seguenti sono parole desunte dalle lettere di Federigo ai Bolognesi.
Pag. 55, v. 14. — Per il ferino corteo dell’imperatore, vedi, ad esempio, Salimbene, pag. 196 sg. Per l’elefante, Sigonio, De regn. Ital., XVII
Pag. 56, v. 18. — Come a Cortenuova.
Pag. 56, v. 19. — Già comincia il conte Currado a dar prova della sua societas intollerabilis et inepta, che lo fece poi, dopo dodici anni, rimuovere di lì. Stat. Comm. Bon., III, 490.
Pag. 59, v. I. — È verisimile, che Enzio nulla sapesse della morte (13 decembre 1250) del suo grande genitore, un anno presso a poco dopo, che ella era avvenuta?