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80 La Canzone del Carrroccio

disfare le mura, e ardere tutta la città, e arare e seminare di sale...» Vill., I. F., V, cap. 1. Il medesimo racconta fa stessa cosa di Arezzo per opera di Totila in I. 47. E così è affermato in Vita Witichindi di H. Meibomius (R. G. I., pag. 625) «propter rebellionem periura (urbs Mediolani), tyrannidem aliaque scelera a Germanici sanguinis Imperatore solo aequata aratrisque in agri speciem proscissa, non frugis, sed ad ludibrium salis semen accepit». Tacciono la circostanza di tal ludibrio i cronisti e storici milanesi. Essa è raccolta dal Tommaseo in Diz., IV. I 509, e, per non parlar d’altri, dal Carducci nell’ode per l’VIII agosto, vv. 46-47:

. . . . . . . . . .l’ira
Porto, e il ferro ed il sal di Barbarossa.

E siffatto rito d’esecrazione, come a condannare alla desolazione eterna di salso deserto il suolo d’una città, è ben antico! Vedi Liber Iudicum, cap. 9, (urbe destructa, ita ut sal in ea dispergeret), Hieronym. in Matth. cap. 5, Glossar. milit. di Carlo d’Aquino, e altri.

Pag. 38, v. 3. — Legnano! Il 29 di maggio, 1176

Pag. 38, v. 7. — Otto Morena in Hist. Laud. dice che il Barbarossa, non però a Legnano, si gettò contro il carroccio, dove era lo sforzo de’ pedoni, uccise i bovi, portò via la croce e il vessillo. Citato nella diss. cit. del Muratori in Ant. It.

Pag. 38, v. 20. — Alberto da Giussano, personaggio forse leggendario dell’epica battaglia. Chi non lo conosce dalla «Canzone di Legnano»?

Pag. 42, v. 8. — «sublimis est pertica sursum erecta cum pomo aereo deaurato, in qua inter alia insignia rubeum tentorium ponitur et vexillum longissimum, cum cruce alba, et desuper ramus olivae...». Così, del carroccio di Pavia, l’An., De laud. Papiae in R. I. S., XI.