Pagina:Pascoli - Traduzioni e riduzioni, 1923.djvu/145

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catullo - orazio - virgilio 125

la festa di nettuno

Di Nettuno è la festa: e che
     debbo fare? Tu via, Lide, quel Cècubo,
riserbato per questo dì,
     4spilla, e sforza la tua dura severità.

Senti che il mezzogiorno passa
     e tu, come se stia fermo l’alato dì,
non ancor dal celliere hai giù
     8tolta l’anfora ch’ha gli anni di Bibulo?

Io Nettuno poi canterò
     con le verdi chiomate onde di Nereo:
sulla cetra Latona tu
     12con la rapida sua vergine canterai;

con l’estrema canzone noi
     canteremo la dea Gnidia, che a Pafo va
sopra candidi cigni, ma
     16poi la Notte la nota ultima (è giusto) avrà.

il vanto del poeta

Forte più che di bronzo il monumento mio!
Alto più delle regie alte piramidi!
Non la pioggia che rode, il tramontano ch’urta,
4il succedersi d’anni, il fuggir via di tempo,

altro può sopra lui. Tutto non morirò.
Molta parte di me sfugge al sepolcro. Sempre
io moderno sarò tra la posterità
8gloriante, finchè salga il Pontefice