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dall’iliade di omero 27


gli ultimi preparativi

Automedonte era in questa con Alcimo attorno a’ cavalli
per attaccarli. Lor posero i bei pettorali, ed i morsi
nelle mascelle incastrarono, e tennero indietro le briglie
al ben connesso sedile; e la lustra manevole sferza
in una mano afferrò, poi montò sulla biga d’un salto
Automedonte; e salì dopo lui tutto in armi il Pelide,
tra il folgorìo del metallo, qual lucido figlio dell’alto.
Ed ai cavalli del padre suo terribilmente gridava:
“Sauro e tu Folgore, figli di Rapida, noti lontano!
meglio pensate d’avere a condurre chi regge le briglie,
salvo alla schiera de’ Danai, satollo una volta di guerra;
nè come Patroclo là abbandonatelo morto!„


il cavallo che parla

Di sotto il giogo gli disse il cavallo dai piedi di nembo,
Sauro, e la testa chinò, cosicchè scivolandogli tutta
dal sottogola pel giogo alla terra giungea la criniera:
Hera gli diede il parlare, la dea dalle braccia di luce:
“Sì, questa volta puranco te salvo trarremo, o feroce,
ma t’è da presso già il dì della morte; nè in colpa noi teco
siamo ma un dio ch’è grande, e la dea del destino, ch’è forte.
Nè per la nostra lentezza nè fu per la nostra gravezza,
ch’alle due spalle di Patroclo presero l’armi i Troiani;
ma quel miglior degli dei, ma quel figlio di Leto chiomata
fuor della fila l’uccise e ad Ettore il pregio ne diede.
Oh! che noi due correremo col soffio di Zefiro a prova,
cui il più rapido dicono sia! ma te pure, te pure