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110 parte prima

nuto il 1859, si batte valorosamente a S. Martino il 24 giugno, guadagnandosi la Medaglia d’argento al valor militare.

Nel 1861, 15 luglio, è promosso maggiore nel 16° Reggimento; poi, colonnello comandante il 46° nel 26 ottobre 1868.

Il 20 settembre 1870, la data memoranda della breccia di Porta Pia cambiata in un giorno di festa nazionale, il Rossi si segnalò all’attacco del convento di S. Pancrazio sotto il fuoco nemico, e guadagnò una Menzione Onorevole. Il Municipio di Roma conferì anco a lui la Medaglia commemorativa della sua liberazione.

Federico Rossi si segnalò anche nella bassa Italia, ad Ancona; e per l’attività e la intelligenza spiegate in ogni operazione, venne ivi decorato della Croce dei SS. Maurizio e Lazzaro.

Sul petto di quel bravo soldato brillavano dunque: due Medaglie al valore — una di argento e una di bronzo; la Medaglia di Crimea, quella commemorativa francese, quella della Unità d’Italia, e quelle delle guerre per la Indipendenza, con la bellezza di sei fascette — corrispondenti ad altrettante campagne di guerra — e cioè: 1848-59-60-61-66-70!

Alle onorificenze militari, egli aggiunse poi due Commende: la Mauriziana e quella della Corona d’Italia.

Maggiore generale nella Riserva, fu promosso a Tenente generale il 2 aprile 1895.

A Milano, il 6 luglio 1861, mentre egli era maggiore, contrasse matrimonio colla gentile signorina Giuditta Pirola, dalla quale ebbe numerosa discendenza: così che gli ultimi anni della vita di lui, furono rallegrati da una ridente corona.... dei figli propri, e dei figli dei propri figli. Morì il 28 giugno del 1895, due mesi dopo promosso a Tenente generale.


Saltando ora indietro circa un mezzo secolo — cioè al 17 febbraio 1852 — l’Austria aveva pubblicato un paterno Editto, col quale tendeva a richiamare gli ufficiali disertori del 1848. Editto che rimase lettera morta tanto per il Sambucco che per il Rossi.

Motivo per cui, essi, e con essi tutti coloro che avevano disertato le bandiere nel 1848, e che si trovavano emigrati in Piemonte, vennero colpiti da una condanna in contumacia, sanzionata a Praga il 13 agosto 1853 da quel grande stromento di giustizia ch’era il Feld-Maresciallo conte Radetzky.

Era una sentenza di morte per diserzione e per alto tradimento, che, come sappiamo, per molti colpiti — specialmente per certi pezzi grossi — divenne poi una specie di parodia politica.

Come curiosità storica, diamo qui, tradotto, un documento, che dobbiamo alla cortesia del D. Guido Rossi, figlio di Federico; conservando al documento la sua originale struttura. Eccolo: