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148 parte prima

IV.


Un passo indietro. — Andouma al fumm! — Luigi Crescio. — Spalline o morte! — Scorta alle batterie. — Sul campo di battaglia. — Tre voci! — I quadrati. — Franchelli. — Turati.


Torniamo all’alba del dì 24, quando, saliti e cavallo, movemmo dal ridente paese di Desenzano sul Lago, avvolto ancora nella nebbia. Percorso meno di un chilometro, le trombe squillano il trotto. A mano a mano che ci avviciniamo a Rivoltella, si comincia a udir da lungi il brontolar del cannone....

Andouma al fumm! Andouma al fumm!... — esclamavano i nostri cavalleggieri con animo caldo di entusiasmo, come se andassero a nozze. Altro che fumo! Ecco che a due terzi della via, s’incontrano i primi feriti, nei cacolets portati dai muli. Sono artiglieri, e quasi tutti ufficiali, o graduati. Fra questi, vediamo un capitano colla testa fasciata.... È pallido, sanguinante.... ma sorride e ci saluta.

— Viva l’Italia

La fiera processione continua.... La colonna allunga il trotto.

Il brontolio del cannone diventa tuono, e par che si avvicini; ma siamo noi che ci avviciniamo a lui!

Fu allora che il sergente Luigi Crescio, trottandomi accanto, mi urtò del gomito, e disse:

— Stammi sempre vicino!... Stavolta è quella buona!... O ci si rimette la pelle, o le spalline oggi ce le guadagnamo, quant’è vero Dio!

Anticipiamo un cenno biografico di questo valoroso.

Luigi Crescio — già colonnello comandante "Nizza", generale della riserva, morto a Foligno — è anch’egli figlio di quel forte Piemonte, vivaio di soldati e di eroi.

Luigi Crescio, dopo il capitano Avogadro, è la figura più fulgida del nostro fortunato squadrone.

Fatti, come vedremo, prodigi di valore durante la mattinata del 24, rimase ferito, nella carica della sera.

Nobile cuore, generoso d’istinto, temerario per coraggio, egli, causa alcune leggerezze di gioventù, aveva compromesso l’avvenire della propria carriera. Quando noi, appena arrolati, lo trovammo a Vigevano, dove il reggimento stava di guarnigione, Crescio era sergente scudiere; montava, "gratis", i cavalli degli ufficiali, e cavalcava come un Dio. Il capitano Avogadro, però, nella sua rude franchezza, gli aveva a più riprese fatto capire che, quanto a spalline d’ufficiale, non dovesse nemmeno pensarci!

Luigi Crescio, da giovane, non sappiamo per quale atto di coraggio, era