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Pagina:Pavese - Dialoghi con Leucò.djvu/88

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84 dialoghi con leucò



prometeo   Sono già sciolto, Eracle. Io potevo esser sciolto se un altro prendeva il mio posto. E Chirone si è fatto trafiggere da te, che la sorte mandava. Ma in questo mondo che è nato dal caos, regna una legge di giustizia. La pietà, la paura e il coraggio sono solo strumenti. Nulla si fa che non ritorni. Il sangue che tu hai sparso e spargerai, ti spingerà sul monte Oeta a morir la tua morte. Sarà il sangue dei mostri che tu vivi a distruggere. E salirai su un rogo, fatto del fuoco che io ho rubato.

eracle   Ma non posso morire, mi hai detto.

prometeo   La morte è entrata in questo mondo con gli dèi. Voi mortali temete la morte perché, in quanto dèi, li sapete immortali. Ma ciascuno ha la morte che si merita. Finiranno anche loro.

eracle   Come dici?

prometeo   Tutto non si può dire. Ma ricòrdati sempre che i mostri non muoiono. Quello che muore è la paura che t’incutono. Cosí è degli dèi. Quando i mortali non ne avranno piú paura, gli dèi spariranno.

eracle   Torneranno i titani?

prometeo   Non ritornano i sassi e le selve. Ci sono. Quel che è stato sarà.

eracle   Ma foste pure incatenati. Anche tu.

prometeo   Siamo un nome, non altro. Capiscimi, Eracle. E il mondo ha stagioni come i campi e la terra. Ritorna l’inverno, ritorna l’estate. Chi può dire che la selva perisca? o che duri la stessa? Voi sarete i titani, fra poco.

eracle   Noi mortali?

prometeo   Voi mortali — o immortali, non conta.