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alle durezze e privazioni della guerra o di un altro evento simile. La ragione? Chi è avvezzo al raffinato, al complesso, allo scelto, scoprirà di fronte alla realtà dura il fascino del semplice e dello scarso; tu, invece, non potrai scendere piú oltre e non avrai più nulla da scoprire.

L’equilibrio vivente di un’opera nasce dal contrasto fra la logica naturalistica dei fatti che si svolgono sotto la penna, e la nozione presupposta, e ricordata, di una logica interiore che domina come una mèta1. La prima si dibatte nelle strettoie della seconda, e vi si carica di sensi simbolici, o stilistici che si dica. Quanto piú lontani i due modi d’essere, tanto piú vivace e appassionante la stesura dell’opera (14 dicembre ’39).

28 marzo.

Gli aggettivi geografici della poesia latina («ante tibi Eoae Atlantides abscondantur») sono l’estremo modo — riflesso — di fare il mito, immergendo la realtà fantastica nel passato e nella lontananza. Sono il solo esotismo di cui è capace la mente antica: la leggenda diventata definizione e limitata ad attributo — perché tutto era limite, allora. Qui si vede appunto come il simbolo (l’allusione?) diventi stile (cfr. pensiero precedente). Cfr. soprattutto il 10 dicembre ’39, definitivo sul simbolo.

29 marzo.

Devi riconoscere che le magnifiche promesse della scienza avvenire ti atterriscono e le vedresti volentieri abortire. Non per la ragione che la scienza crea micidiali armamenti (si troverà sempre la difesa equivalente; e, comunque, non è l’uccisione di uomini che sia per dispiacerti: si viene al mondo per morire), ma perché la scienza potrà fornire un giorno mezzi tali di controllo sulla vita in-

  1. Beckons from afar [N. d. A.].