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228 1942


10 luglio.

«... l’ordre, la composition de quelque nature qu’ils soient, sont un calcul de proportions, de correspondances. La fantaisie, au contraire, se libère de tout calcul, de toute loi, même discrète ou cachée, ou feint de s’en libérer. C’est pour cela que la composition n’a aucune importance dans les romans de Giraudoux...» (p. 154 — d. mornet, Introduction à l’étude des écrivains français d’aujourd’hui).

Veramente io dicevo il contrario (prefazione a David Copperfield: «la fantasia, che è costruzione pura»). Questo Mornet distingue e classifica, da pedante francese. La fantasia non è l’opposto dell’intelligenza. La fantasia è l’intelligenza applicata a stabilire rapporti di analogia, di implicanza significativa, di simbolismo. Dicevo che essa sola costruisce, perché essa sola sfugge alla tirannia del reale-tranche de vie, dell’evento naturalistico, e sostituisce alla legge del reale (che è assenza di costruzione, tanto è vero che esso non ha fine né principio) la favola, il racconto, il mito, costruzione dell’intelligenza.

Il Mornet chiama fantasia la fantasticheria, che — tranne nei casi patologici — è del resto anch’essa sempre un’istintiva ricerca di costruzione intellettuale.

2 agosto.

La noia indicibile che ti dànno nei diari le pagine di viaggio. Gli ambienti nuovi, esotici, che hanno sorpreso l’autore. Nasce senza dubbio dalla mancanza di radici che queste impressioni avevano, dal loro esser sorte come dal nulla, dal mondo esterno, e non essere cariche di un passato. All’autore piacquero come stupore, ma lo stupore vero è fatto di memoria, non di novità.

7 agosto.

Fin da principio sono avvezzo a pensare la mia poesia come trompe-l’œil, come blocco psicologico, tant’è vero che il mio stile