Pagina:Pavese - Il mestiere di vivere.pdf/300

Da Wikisource.
296 1946


14 marzo.

Gli uomini non si lagnano del soffrire, ma dell’autorità che li supera e tiene e fa soffrire.

28 marzo.

Lavandosi le mani a un rubinetto, viene voglia di pisciare. Bell’esempio di magia simpatetica. Si capisce come i selvaggi credessero di impetrare la pioggia spruzzando acqua, o sperma.

29 marzo.

Questa sensazione di essere cornered, à bout, ecc. non l’avevo mai provata come in questi pomeriggi e in queste sere. Il vuoto non è piú supplito da nessuna scintilla vitale. So bene che piú in là non andrò e ormai tutto è detto. Fallimento anche peggiore in questo che qualche risultato ho ottenuto, e non posso cosí abbandonarmi a un totale tracollo. E so che mi solleverò e farò ancora cose. Ma la crepa c’è, evidente. Hell.

31 marzo.

La saggezza del destino è in fondo la nostra stessa. Perché noi l’accompagnamo con un’incessante coscienza di quello che in fondo in fondo ci è concesso fare. Per tentazioni che abbiamo, non ci sbagliamo mai. Agiamo sempre nel senso del destino. Le due cose sono una sola.

Chi si sbaglia è chi non capisce ancora il suo destino. Cioè non capisce qual’è la risultante di tutto il suo passato — che gli segna l’avvenire. Ma lo capisca o no, glielo segna lo stesso. Ogni vita è quello che doveva essere.