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1948 325


(Leggendo liviu rusu, Essai sur la création artistique, Alcan 1935, p. 307).

12 gennaio.

Se una piccola operazione fa tanto soffrire...

Perché quando riesci a scrivere di Dio, della gioia disperata di quella sera di dicembre al Trevisio, ti senti sorpreso e felice come chi giunge in paese nuovo? (oggi, pagina del cap. XV della Collina).

16 gennaio.

I Greci hanno creato la recitazione, i Latini la letteratura. (Cfr. Bérard e Snell). Vedi, del resto, il 22 marzo ’47. Narratori i Greci sono stati soltanto con gli storici (Erodoto, Tucidide) e anche Erodoto componeva per leggere alle Olimpiadi. Omero veniva declamato, i lirici cantati, i tragici recitati, gli oratori pronunciati, la filosofia discussa. Sempre la voce e il gesto.

Il narrare, ch’è un dilungarsi sulla pagina in mezzo alle cose e agli eventi, lo inventarono i Latini coi poemi, i romanzi, le storie, benché anche in loro durasse la concezione oratoria, per esempio, della storia. La celebre naturalezza dei Greci nasce dall’uso di un linguaggio parlato, in senso proprio. Non si può parlare in modo non naturale; si sentirebbe subito la stonatura con l’attore, il parlatore in carne e ossa. Il linguaggio letterario, composito, si ha soltanto quando il discorso viene filtrato e disumanato, spersonalizzato, sulla pagina scritta.

La tendenza contemporanea a narrare in prima persona è un inconscio conato verso la naturalezza che però vuole restare pagina, racconto, non gesto. È un modo di rimbarbarirsi, il solo consentito ora giacché il teatro sa, da noi, troppo di schema accademico.