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La tua salvezza — bel fioretto da offrirti a trent'anni — sta soltanto nella vigliaccheria, nel ritirarsi nel guscio, nel non correre il rischio. Ma se il rischio ti cerca? E quanto durerà il guscio?

Sappi quest’altra cosa: per tremende che siano state sinora le prove, sei fatto in modo che domani saranno anche piú gravi. A te succede che cresce soltanto, con gli anni, la capacità di scatenarti, non quella di resistere. Perché il tuo guscio — oggi lo vedi chiaro — è sempre andato assottigliandosi, persino materialmente. Sei malato e disoccupato.

Come migliaia d’altri, del resto. «Neppur l’orgoglio di sentirmi solo»: eri un bel pesce, e il peggio è che lo sei ancora. Sei mai stato altro che quel bambino?

Perché la gente abbia pietà di noi occorre che ci presentiamo bene (keep smiling) che non siamo troppo sporchi, che rappresentiamo un vantaggio per chi si occupa di noi. Ma quello che veramente chiederebbe la pietà e il sacrificio — l’umiliato, l’ossesso, l’impotente, il tarlato; sudicio e malparlante; disperato e assetato — chi vorrebbe dedicargli la vita? Intendo la vita assolutamente, come sarebbe di una donna che se lo sposasse, senza riserve. Molti per carità lo sfamerebbero, lo ragionerebbero, gli laverebbero il pus, ma chi gli aggiogherebbe la sua vita?

C’è mai stato un santo che ha salvato una sola persona? Tutti ne hanno salvato molte, hanno svolto una missione, hanno cercato gli infelici, ma qualcuno si è mai fermato a un infelice, chiudendosi in questa tomba? E persino chi ha sacrificato la vita, offrendo il suo sangue per un altro, avrebbe saputo trascorrere tutti i suoi giorni aggiogato a quest’altro, a questo solo?

16 gennaio.

Vorrei esser sempre — come sono stamattina — sicuro che essendo la volontà dell’adulto condizionata dalle centomila decisioni prese via via dal bambino in stato d’irresponsabilità, è ridicolo parlare di libero arbitrio anche nell’adulto. Ci si trova a poco a poco caratterizzati (a 16, a 18, a 20, a 22 ecc.) senza sapere nem-