Pagina:Pavese - Poesie edite e inedite.djvu/209

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materiale alle condizioni del 1934, l’anno di Lavorare stanca — ma sempre piú ti convincevi che il tuo attuale campo era la prosa, e le poesie rappresentavano un afterglow. Poi il 1939 non ne vide piú. Ora che con l’inizio del 1940 ci sei tornato, si domanda se quelle estravaganti rientrano in Lavorare stanca o presagiscono il futuro.

Sta il fatto che riprendendo in mano il libro e rimaneggiandone l’ordine per includervene alcune censurate nel 1933, le nuove vi hanno trovato posto agevolmente e sembrano comporre un tutto. La questione è quindi praticamente risolta, ma resta che l’intenzione delle estravaganti ti faceva chiaramente sperare un nuovo canzoniere.

Vediamo. Queste sbandate poesie cadono in due gruppetti, anche cronologici. Inverno 1933-36, la liquidazione del confino: Mito, Semplicità, Lo steddazzu; inverno 1937-38, la rabbia sessuale: La vecchia ubriaca, La voce, La puttana contadina, La moglie del barcaiolo. È chiaro che questi due momenti sono già in Lavorare stanca, e il primo mazzo si riconnette a Terre bruciate e Poggio Reale; il secondo a Maternità e La cena triste. La gran questione è se qualcosa nel loro accento giustifica l’intenzione di erogarle nel futuro canzoniere, come senza dubbio componendole speravi.

Non pare. La novità di Lo steddazzu era solo apparente. Il mare, la montagna e la stella, l’uomo solo, sono elementi o fantasie che si trovano già in Ulisse, in Gente spaesata, in Mania di solitudine. Né il ritmo del fantasticare è diverso o anche solo piú ricco che in passato. Non si esce dalla figura umana veduta nei suoi gesti essenziali e attraverso questi raccontata. Lo stesso puoi dire dei ritratti di donne nel secondo gruppo (La vecchia ubriaca e La moglie del barcaiolo), che, a parte la novità tutta esteriore del sogno, ripetono la presentazione figurativa di Ulisse e Donne appassionate ricorrendo all’immagine interna (un particolare del quadro, usato come termine di paragone nel racconto) e non giungendo quindi nemmeno al nebuloso ideale dell’immagine-racconto avanzato già nel 1934. Quanto alla sobrietà di tratti della Moglie del barcaiolo, siamo ancora addirittura a Deola.


A dire il vero, in questi anni l’intenzione costruttiva piú che nelle nuove poesie si esprime nelle meditazioni diaristiche che le accompagnarono e alla fine soffocarono (1937-39). E siccome solo

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