Pagina:Pavese - Poesie edite e inedite.djvu/210

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la consapevolezza critica conclude un ciclo poetico, questo continuo insistere con note di prosa sul problema dei tuoi versi è la prova che una crisi di rinnovamento s’andava svolgendo. Diremo quindi che, se nel travaglio sei giunto insensibilmente a definirti Lavorare stanca, tanto che ultimamente l’hai ripreso e rimaneggiato scoprendovi una costruzione (ciò che ti pareva assurdo nel 1934), tu miravi piú in là. Esaminando la poetica dei gruppi estravaganti e scoprendola coerente col resto di Lavorare stanca, manifestavi la velleità di una nuova poetica e ne delineavi la direzione. Qual è dunque la molla di queste ripetute e frammentarie indagini prosastiche che hai esercitato per tre anni?

Definito Lavorare stanca come l’avventura dell’adolescente che, orgoglioso della sua campagna, immagina consimile la città, ma vi trova la solitudine e vi rimedia col sesso e la passione che servono soltanto a sradicarlo e gettarlo lontano da campagna e città, in una piú tragica solitudine che è la fine dell’adolescenza — hai scoperto in questo canzoniere una coerenza formale che è l’evocazione di figure tutte solitarie ma fantasticamente vive in quanto saldate al loro breve mondo per mezzo dell’immagine interna. (Esempio. Nell’ultimo I della nebbia, l’aria inebria, il pezzente la respira come respira la grappa, il ragazzo beve il mattino. Tale è tutta la vita fantastica di Lavorare stanca).

Ora, tanto l’avventura vissuta come la sua tecnica evocativa in questi quattro anni si sono dissolte. La prima si è conclusa con l’accettazione pratica e la giustificazione della solitudine virile, la seconda con la provata esigenza e qualche scarno tentativo di nuovi ritmi e nuove figurazioni. Com’era giusto, la tua critica si è accanita soprattutto sul concetto d’immagine. L’ambiziosa definizione del 1934, che l’immagine fosse essa stessa argomento del racconto, si è chiarita falsa o per lo meno prematura. Tu hai sinora evocato figure reali radicandole nel loro campo con paragoni interni, ma questo paragone non è mai stato esso stesso argomento del racconto, per la sufficiente ragione che argomento era un personaggio o paesaggio naturalisticamente inteso. Non è un caso infine che tu abbia intravisto la possibile unità di Lavorare stanca soltanto sotto forma di avventura naturalistica. Quale il canzoniere, tale la singola poesia.

Sia detto chiaramente: la tua avventura di domani deve avere altre ragioni.

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