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Pagina:Pavese - Poesie edite e inedite.djvu/235

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Una prima oscillazione è nel valore della apparizione del padrone del prato: dapprincipio P. mette l’accento sulla laconica autorità dell’uomo, che costituisce per il ragazzo un modello di come lui avrebbe voluto essere, perciò il suo odio è quasi ammirato; in un secondo momento mette l’accento su un complesso d’inferiorità e di colpa che si determina nella sensibilità del ragazzo ferita dalla brutalità dell’energumeno: cosí con quattro parole | e uno sguardo padrone è corretto in con tante parole e sogghigni imbecilli, ma nella stesura seguente tante viene corretto in poche, poi in secche, poi in quelle, e i sogghigni imbecilli diventano un sogghigno represso. Cosí, alla seconda lassa, al 4° verso, mi disse irritato era nella prima stesura mi disse impassibile. I tre versi seguenti si leggono nella prima versione:

di guastar roba mia, ché potevo. Non altro, non gesti,
non insulti — poteva picchiare un ragazzo —
solo stette a aspettare in silenzio che fossi sparito.

Il finale della poesia da noi riportato proviene dalla prima stesura e non è stato riscritto nelle seguenti; difatti si chiude con l’identificazione offeso-offensore che già nelle prime stesure era annunciata nella terza lassa:

Se non ebbi il coraggio m’illudo a pensare che fu per timore
di quell’aria di calmo comando che aveva quell’uomo
e m’illudo oggi a credere di essere anch’io cosí calmo

E in un passaggio seguente:

Forse fu avvilimento precoce dinanzi a chi vive
faticando e tacendo — il silenzio terribile
che ha qualcuno del gruppo e le donne saltellano
quando in gita si va a visitar fonderie,
officine qualsiasi

immagini che sono state sostituite da come quando si passa ridendo dinanzi a un facchino.

Fuggire, fuggii. Passaggi precedenti: Vigliacco lo sono. Vigliacco lo fui. Vigliacchi lo siamo.

p. 29 Incontro

8-15 agosto 1932. Pubblicata nell’edizione Einaudi di Lavorare stanca. In una minuta porta il titolo Amore.

30 Fumatori di carta

31 agosto-11 settembre 1932. Pubblicata nell’edizione Einaudi di Lavorare stanca.

Le minute ci ragguagliano sulla genesi di questa poesia, importantissima perché è la prima poesia politica di P. (un raro documento di una produzione letteraria del genere nell’Italia di quegli anni), perché racchiude molti temi che P. svilupperà in seguito, e perché vi è un primo studio di quel personaggio che ne La luna e i falò avrà nome Nuto.

I primi abbozzi di versi cercano di fissare il paesaggio del Belbo assieme al personaggio dell’amico. Tra innumerevoli cancellature e correzioni, possiamo ricavare questa stesura:

Ho rivisto la luna d’agosto tra ontani e canneti
sulle ghiare del Belbo e riempirsi d’argento

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