Pagina:Pavese - Poesie edite e inedite.djvu/239

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p. 42 * Proprietari

12-16 febbraio 1933. Pubblicata nell’edizione Solaria di Lavorare stanca. In una bozza di stampa, all’8° verso l’A. ha cancellato di affari.

44 Due sigarette

1933. Pubblicata in Lavorare stanca.

46 * Pensieri di Dina

23-24 marzo 1933. Inedita. Già compresa nelle bozze dell’edizione Solaria di Lavorare stanca ed eliminata dalla censura.

Nelle minute, un indizio eliminato:

È girata la voce che in qualche isolotto di pioppi
sul Sangone, va a prendere il bagno una giovane nuda.
Oggi in acqua fa un’afa, che toglie ogni forza
e fa andare piú lenti i barconi dei tre sabbiatori
che si vedono ancora alla svolta. (L’amico che punta
mi si staglia sul verde profondo del bosco di pioppi.
Oggi siamo anche soli, sul Po).

Un foglio contiene i seguenti appunti:

Girare. Bruna, meglio sotto le foglie alle ombre. Meglio che sia operaia. Piú facile? Piú sana?

Pioggiazza. Staffilante. Fuga, vestiti caldi. È alla pioggia, fumante, tra le foglie.

Il motivo della bagnante nel Po sorpresa nella pioggia verrà ripreso nel racconto Temporale d’estate (si veda il volume Racconti).

47 Paesaggio II

1933. Pubblicata in Lavorare stanca. In una minuta porta il titolo Invidia. Di questo «Paesaggio col fucile», P. parla nel diario in data 24 novembre 1935.

48 Una stagione

1933. Pubblicata in Lavorare stanca. Sul posto di questa poesia come inizio del tema della «vita carnale» nell’opera di P., si veda il diario in data 12 novembre e 5 dicembre 1933.

50 Il dio-caprone

4-3 maggio 1933. Pubblicata nell’edizione Einaudi di Lavorare stanca; già compresa nelle bozze dell’edizione Solaria ma eliminata per il veto della censura (Non può uscire il «Dio-caprone» tutto pieno di castissime risoluzioni..., da una lettera dal confino a Mario Sturani, 27 novembre 1933, riportata da D. Lajolo ne Il «vizio assurdo», Milano 1960).

52 Mania di solitudine

27-29 maggio 1933. Pubblicata in Lavorare stanca. Di questa poesia P. parla in Appendice I.

Sul retro di una copia dattiloscritta di questa poesia c’è un appunto

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