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Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/104

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perché ci tenesse a portarsi al paese proprio uno già scottato e di città. Ci lavorammo tutti e due, e alla fine l’amico sapeva soltanto ch’ero un meccanico in gamba andato in malora per avere schiacciato un ciclista: ma io sapevo che lui non cercava soltanto un meccanico. Ma poteva anche darsi che fosse davvero per fare un piacere a quel padre piú goffo di lui.

Allora gli domando se non ne aveva abbastanza di aver rischiato un processo per incendio doloso. — Cosa vuoi mescolare le razze, — gli faccio. — Chi va dentro perché un altro ha dato fuoco a un fienile, deve stare attento a chi gli dà del tu.

— Ma non ti hanno messo fuori perché non avevi fatto niente? — mi chiede, coi suoi occhi da bue.

Allora gli dissi che avevo da vedere qualcuno che non stava in trattoria, e lui vuotò il bicchiere e prese il fagotto. Non valeva la pena di dirgli di aspettarmi, perché non mi avrebbe creduto. Ma portarmelo dietro non me la sentivo. — Talino, — gli faccio, — non sono ancora deciso. Va’ alla stazione e prendi il treno. Io vedrò come stanno le cose e niente di piú facile che uno di questi giorni càpiti a Monticello —. Non aveva un soldo e doveva accettare.

— Non mi fido, — dice lui convinto. — Bisogna che arriviamo insieme. Se ti fermi a Torino piú nessuno ti toglie. Piuttosto, guarda, partiamo subito. Stasera dormi già alla cascina.

Uno di campagna è come un ubriaco. È troppo stupido per lasciarsela fare. Avevo voglia di piantarlo sulla porta e dire addio ai quattro soldi di quel pranzo.

Lui mi fa: — Non mancherà l’occasione di vedere le ragazze un’altra volta.

Eravamo fermi sotto il sole che picchiava, lui col suo cappellone e una barba di sei giorni. Con quella faccia voleva vedere le ragazze?

— Senti, — gli dico, — se sono le ragazze che ti fanno gola, ti porto al buon indirizzo e ti lascio i soldi per divertirti. Voglio soltanto pensarci sopra. Cosí mi costi già nove e cinquanta e sei sicuro che ritorno.

— E questa sera andiamo via?

— Si vedrà.

Lo lasciai sotto il portone di Madama Angela, dandogli appuntamento alla stazione per le sette di sera. Mi ascoltava guardandosi attorno, e prese i soldi come un negoziante, tirando su per il


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