Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/105

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naso, rosso sotto la barba, come uno già minchionato. Non dissi niente della barba, per non dovergliela pagare. Ma la faccia che faceva valeva piú di cinque lire.

— Lo sai come si fa?

— Sono stato soldato.

Entrò con degli altri. Adesso ch’ero solo, camminavo piú calmo. Feci il corso pensandoci sopra e fumando: era la prima sigaretta che mi godevo nella giornata. Gente come Talino stava bene in una vigna a tirarsi su i calzoni, ma non per le mie strade. Non sapeva neanche vivere in una cella. Pazienza quei soldi, ma non l’avrei veduto piú.

Al caffè non mi aspettavano, e mi vedono arrivare che rido, perché mi figuravo Talino davanti a Madama Angela. Accendo un’altra sigaretta e vado al biliardo dove trovo Nicola, Damiano e suo fratello, che segnava i punti. Non posano neanche le stecche e mi dicono: — Guardalo qua — . Non so perché, mi scappava da ridere, e Damiano che perdeva mi dice: — Vòltati, se vuoi ridere — . Dietro avevo lo specchio, ma non mi voltai. Gli dico invece: — Tu non hai bisogno di voltarti. Sei stupido davanti e di dietro — ; e Nicola mi dice: — Ma non eri in prigione?

— Venivo a cercare Pieretto, — dico allora tranquillo; — quello alto con la camicia bleu e la cravatta bianca. Non si è piú visto?

Non se lo ricordavano neanche. Solo il fratello di Damiano, ch’è il piú giovane, mi domandò se aveva insieme una bionda. — Sicuro — . Allora non l’aveva piú visto.

Nicola dice: — Vi hanno presi sul lavoro? — Che lavoro? — Nicola resta lí, e Damiano ch’è un bonuomo, mi fa e diventa rosso: — Lavoro notturno... Dicono che ti sei messo in società con uno sveglio...

— Ho fatto un collaudo a Milano, e forse mi sistemo, — tagliai corto. — La gente dice anche che tua sorella non è sposata. E con questo?

Poi corro a casa, perché c’era poco da pensarci sopra. Madama B. venne alla porta in vestaglia e diede un passo indietro e cominciò subito a gridare. Per calmarla sto zitto e poi le dico: — Sono venuto per pagare — . Una volta dentro, ecco che si mette a piangere. Diceva: ma che terribile notte! Diceva che Pieretto non l’aveva piú visto. Diceva ch’io ero una brava persona e che lei a suo tempo aveva fatto un figliolo ma che adesso l’avevamo stancata.


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