Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/185

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è morta? — Miliota lascia andare la forca e giú a piangere. — È morta? — Non so, non mi conosce piú.

Lasciare la macchina non potevo, Ernesto non c’era. In quel momento sento un fischio da spaccare le orecchie, un fischio lungo e mi volto: erano due di quei tangheri, attaccati alla sirena, che a tutti i costi volevano il segnale. Allora corro e li sbatto via a calci. Uno resiste e do mano alla pala. Se ne tornò al suo grano.

E cosí continuò quel mattino: cercavo Ernesto e non c’era. A lasciarsi andare, la voce del macchinone sotto il sole e la polvere metteva sonno. Sempre uguale quell’alto e quel basso, sempre uguale quel caldo del sole e del forno, e tutti che maneggiavano i tridenti e le forche e portavano i sacchi e saltavano via. Ce l’avevo con Ernesto che, scommetto, era di sopra. E pensavo: magari è già morta, e tutto fa lo stesso. Se non è morta, dicevo, forse sente che battono il grano e si ricorda e l’addormenta. A quest’ora non ha piú male.

Poi manca il carbone e la macchina rallenta. Dico a Vinverra: — Quando arriva, chiamate, — e corro in cucina. L’Adele e un’altra donna impastavano. — Ernesto? — È di sopra.

Lassú faceva fresco, ma Ernesto a torso nudo, poggiato contro la finestra, non si muoveva. La vecchia, seduta alla testa del letto, cacciava le mosche dal lenzuolo che copriva anche il cuscino, e sembrava che sotto non ci fosse nessuno.

Nessuno diceva niente. Ci avevo tanto pensato, e adesso ero quasi tranquillo.

— La macchina è ferma, — dice Ernesto, — è finito il carbone?

Le scoprimmo la faccia e guardai per un pezzo. — Andiamo sotto, — dice Ernesto, — non c’è piú niente da fare.

Che fischiassero pure, e gridassero e scoppiasse magari anche la macchina, pensavo vedendone due, rossi e piantati lassú sopra il grano, nella polvere che bruciava piú del fuoco. È a fare di questi lavori che gli gira la testa e diventano bestie. Intorno alla macchina ferma, coi covoni disfatti sulle braccia, tutti voltati aspettando, sembrava che sapessero che Gisella era morta.

Mentre il lavoro riprendeva, la voce cominciò a circolare. Allora chi parlava, chi smetteva, chi andava a vedere. Le donne sparirono quasi tutte. Un bel momento restiamo soli, io, Nando, Ernesto, sotto il cinghione teso, e gli altri erano tutti nella cucina


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