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Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/385

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Era come l’avessi già fatto. Mi tremavano i denti. — Da stanotte ho capito chi sei, — dissi piano.

Lei mi prese per mano e diceva qualcosa.

— Dunque l’altr’anno non uscivi, — le dissi.

Mi tenne il braccio e mi guardava brusca. — Cosa c’è?

— Niente, — le dissi. — Ma perché fai questo? C’era Amelio, e l’hai detto ch’eri stata in montagna con lui. Quella sera che avete ballato nel portico...

— Non si può dirvi una parola, — mi fece. — Anche tu.

Discorremmo cosí dei suoi anni passati, e mi disse molte cose e divenne malinconica. Dovevamo andare al cinema e non andammo. Ci comprammo le castagne arrostite e passeggiammo in riva a Po. Veniva notte, su quei corsi, e i lampioni erano accesi e avrei voluto che durasse sempre, perché adesso sapevo che l’idea di lasciarci e non piú rivederci mi tagliava le gambe. Era come avessi messo le radici nel suo sangue. Il suo fianco era il mio. La sua voce era come abbracciarla. Mi raccontò che da ragazza era stata in collina con un poco di buono e che si erano presi sull’erba. Disse che questa è una sciocchezza e che il mondo ne è pieno, e mi chiese se neanch’io ero cambiato in qualche cosa dopo fatto l’amore con la prima ragazza. Poi parlammo di Amelio, e negò di aver fatto l’amore con lui. — Che spavento, — mi disse. — Gli voglio bene ancora adesso, — le spiegai, — ma non posso piú andarlo a trovare.

— Non mi piace la vita che faccio. Sempre quel merlo di Lubrani alle costole. Perché non stiamo noi due soli. Linda?

Ma se di notte ci andavamo con Lubrani, nel pomeriggio il Mascherino mi piaceva. Era comodo e Linda veniva a cenarci con me. Io la mattina stavo molto all’officina, da apprendista, e lo facevo per tenermi il padrone. Ma in casa strillavano e dicevano «Mettiti al banco». Mi ci misi una volta ma con la chitarra, e quando entravano i clienti non smettevo. Toccava lo stesso alle donne sbrigarsi. Cosí non fecero piú caso alle giornate ch’ero fuori. M’ero convinto che un bel giorno avrei trovato il mio lavoro — sulle strade, in un’altra dttà, purché Linda ci stesse.

Qualche soldo lo feci negoziando la musica. Avevo in casa gli spartiti e l’armonia, e al Mascherino feci presto a metter mano sui cantanti. Ce n’era sempre che mancavano di tutta l’orchestra — specialmente le donne — e allora dissi: «Metto foglio e trascri-


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