Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 1, Einaudi, 1961.djvu/51

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chia con un tegame, come avesse interrotto un colloquio in quell’istante. Aveva i piedi scalzi e nodosi. Da un balcone del primo piano si sporse un carabiniere e gridò qualcosa. Stefano levò la mano e il carabiniere gli disse di attendere.

Gli venne ad aprire in maniche di camicia, ricciuto e ansimante, e gli disse cortese che il maresciallo non c’era. Stefano girò gli occhi nel grande androne nudo che al fondo, sul primo pianerottolo della scala, s’apriva in una finestretta verde di foglie.

— È venuto a cercarmi, — disse Stefano.

Il carabiniere parlò con la vecchia che s’era fatta sulla porta sibilante di vento, e le socchiuse l’uscio in faccia; poi si volse a Stefano.

— Voi non sapete...? — disse Stefano.

In quel momento si sentí la voce, e poi comparve la faccia del maresciallo, alla svolta della scala. Il carabiniere accorse di scatto, tutto rosso, balbettando che aveva chiusa la porta.

— Ingegnere, venite, venite, bravo, — disse il maresciallo, sporgendosi.

Nell’ufficio di sopra, gli tese una carta. — Dovete firmare, ingegnere.

È la notifica della denuncia alla Commissione Provinciale.

Non capisco come abbiano fatto a mandarvi quaggiú senza notifica.

Stefano firmò, con mano malcerta. — Tutto qua?

— Tutto qua.

Si guardarono un istante, nell’ufficio tranquillo.

— Nient’altro? — disse Stefano.

— Nient’altro, — brontolò il maresciallo sogguardandolo, — se non che finora eravate qui senza saperlo. Ma adesso lo sapete.

Stefano andò a casa senz’avere coscienza del vento. Nell’istante che quella faccia s’era sporta sulla scala, lo aveva squassato come una fitta la speranza che il foglio temuto gli portasse invece la libertà. Traversò il cortiletto, che il cuore gli batteva ancora, e si chiuse la porta alle spalle e camminò nella stanza come dentro una cella.

Contro la parete in fondo al letto, c’era un piccolo armadio verniciato di bianco e, sopra, la sua valigia. Stefano capí che questa era vuota e che tutto il suo vestiario era stato messo dentro l’armadio. Ma, senza stupirsene, continuò a camminare, chiudendo gli occhi, stringendo la bocca, cercando di cogliere un solo pensiero, d’ignorare ogni cosa e stamparsi negli occhi quel solo pensiero.


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