Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 2, Einaudi, 1961.djvu/294

Da Wikisource.

guardò male Mariella. Fumava. Anche Loris fumava, una pipa, e tutti e due immusoniti. Mariella rise, con calore, e disse: — Dov’è il mio sgabello? — Loris dal letto non si mosse.

Ci sedemmo con l’aria di ridere. Mariella cominciò le sue ciance, chiese notizie, si stupí, andò alla finestra. Loris, nero, taciturno, rispondeva appena. L’altra, la magra, che si chiamava Nene, mi studiava. Era una strana ragazza dalle grosse labbra, che poteva avere venticinque anni. Fumava con gesti impazienti e si mordeva le unghie. Sorrideva bene, come una bambina, ma il suo fare scattante dava noia. Era chiaro che, tra sé, riteneva Mariella una scema.

Io, come andò, me l’aspettavo. Cominciarono a parlare di fatti loro, di gente che non conoscevo, della storia di un quadro ch’era stato venduto prima ancora di finirlo ma poi il pittore s’era accorto ch’era già bell’e finito e non voleva piú toccarlo e il cliente lo voleva finito davvero, e l’altro non voleva saperne e non c’era verso. Quella Nene si scaldò e s’indignò e s’agitava, mordeva la sigaretta, levava la parola di bocca a Mariella. Io capisco che, secondo il mestiere che fa, la gente parli; ma come i pittori e tutti quelli che si sentono discutere nelle trattorie non c’è nessuno. Capirei se dicessero i pennelli, i colori, l’acquaragia — le cose che adoperano — , ma no, questa gente parla difficile solo per gusto, e succede che di certe parole nessuno sa il senso, c’è sempre un altro che un bel momento si mette a litigare, dice che no, vuol dir cosí, cambia tutto. Sono parole come quelle dei giornali quando parlano di quadri. Io mi aspettavo che anche la Nene esagerasse. Invece no. Discorreva con sveltezza e con rabbia ma non perdeva quell’aria di bambina: spiegava a Mariella che non si smette mai troppo presto di dipingere un quadro. Si davano del tu. Loris taceva, succhiando la pipa. Mariella a cui non importava niente dei quadri, scappò fuori un bel momento: perché non discutevamo la messa in scena? Loris si rivoltò sul letto, la Nene ci guardò tutti e due malamente. Se ne accorse da sé e scoppiò a ridere. Mi colpí che rideva in dialetto, come ridono le commesse, come rido qualche volta anch’io.

Disse la Nene: — Ma è tutto per aria. Dopo la storia di Rosetta non si può mettere in scena un suicidio...

— Sciocchezze, — gridò Mariella, — chi ci aveva pensato?

La Nene di nuovo ci guardava, provocante e felice.

— Sono storie di donne, — disse Loris sprezzante, — interessa ai padroni di casa. Per me, figuratevi. Ma abbiamo da fare con le


290