Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 2, Einaudi, 1961.djvu/295

Da Wikisource.

Martelli, con gente che paga. Io non so cos’abbia fatto Rosetta... Mi piace anzi, questa fantasia della realtà, per cui le situazioni dell’arte perdono quota e diventano vita. Dove cominci il fatto personale non m’interessa... Ma sarebbe troppo bello se davvero Rosetta avesse agito per suggestione... Comunque le Martelli non ci stanno.

— Che c’entra? — disse Mariella. — L’arte è un’altra cosa...

— Ne siete sicure? — ragionava Loris. — È un altro modo di guardar la cosa, se volete, non è un’altra cosa. Per me, vorrei mettere in scena proprio il fatto della suggestione drammatica, sono sicuro che sarebbe fantastico... un papié collé di cronaca teatrale... considerare questi vestiti che portate, questa stanza, questo letto, come le robe del teatro di Maria Maddalena... Un teatro esistenziale... Si dice cosí?

Guardava me, proprio me, da quel letto, con gli occhi pelosi. Io non posso soffrire i furbastri e già stavo per dirgliene due quando la Nene saltò su, fresca: — Se Rosetta fosse morta davvero, si potrebbe fare. Un hommage à Rosette...

Mariella disse: — Chi è che non vuole?

— Momina, — rispose l’altra. — Le Martelli, il presidente, Carla e Mizi. Con Momina erano amiche...

— Quella stupida doveva restarci, era meglio... — brontolò Mariella.

Sono avvezza a sentirne, nel nostro negozio, scandali e pettegolezzi di tutta Roma, ma questo battibecco di amiche perché una terza non era riuscita a farsi fuori, mi colpí. Quasi quasi pensai che la recita fosse già cominciata e tutto si svolgesse per finta, come in un teatro, come voleva Loris. Arrivando a Torino, ero entrata sulla scena e adesso recitavo anch’io. «È carnevale, — pensavo tra me, sta’ a vedere che a Torino fanno tutti gli anni questi scherzi».

— Per me, — disse Loris rimordendo la pipa. — Mettetevi d’accordo voi.

Io studiavo la frangetta, le labbra grosse della Nene, quel soprabito stinto. La gente vive in modi strani. A sentirli parlare del loro mestiere e del diritto che avevano di vendere la roba non finita, era chiaro che piú che i soldi difendevano la loro arroganza. «Tu fai la fame, cara te, — volevo dirle, — e hai tante storie. Dove dormi la notte? Ti mantiene qualcuno? Mariella che non fa i quadri è nata bene e ha la pelliccia». S’eran rimesse a litigare sul dramma e dicevano che non c’era piú tempo a trovarne un altro, e va bene,


291