Pagina:Pavese - Romanzi Vol. 2, Einaudi, 1961.djvu/347

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— Per me, — disse il barone, — volevo fare un po’ di sdraio.

Mentre discutevano, scendemmo sulla piazzetta di Noli. Momina ci raggiunse. A quell’ora, sotto la prima luce, la piazza era deserta, i caffè chiusi.

— Anche stavolta siamo mattiniere, — mi disse Momina. Rosetta fumava con la borsetta a tracolla, appoggiata alla ringhiera, voltando la schiena al mare.

— Non ho mai visto il mare a quest’ora, — disse la Nene.

— Ci si riesce passando la notte bianca, — disse Momina, — ma non vale la pena. Meglio del mare è quest’arietta che sa di fiori.

Ripartimmo. Il barone l’aveva vinta lui. Prendemmo la montagna, e tra muriccioli e svolte arrischiate arrivammo alla villa ch’era come una grossa serra tra le magnolie.


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