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capitolo secondo 105

conducono a rendersi, senza molta collera e come per una necessità accettata»1.

Cosi il Rossi partì per l’Italia sulla fine del 1844 e visitò varie città della penisola, e specialmente Bologna, Carrara e Pisa, prima di andarsi a fissare a Roma.

Quali dovevano essere i pensieri e i sentimenti di questo grande esule, il quale, uscito d’Italia come fuggiasco e proscritto, vi ritornava rivestito della rappresentanza ufficiale e diplomatica di una delle maggiori nazioni d’Europa?

Ecco che egli, con l’ingegno, con la dottrina, con l’operosità, si era per la terza volta ricostituito, in un terzo ambiente, uno stato invidiato ed invidiabile ed ecco che gli si dischiudevano le porte contese della patria tanto amata! «Allorquando» - diceva egli - «io valicai per la prima volta il Moncenisio, dopo tanti anni d’assenza e rividi il cielo d’Italia, piansi come un fanciullo»2. E chi potrebbe negargli fede? E chi non avrebbe pianto?

Il 2 marzo 1845 egli riceveva a Roma officialmente le istruzioni del governo francese intorno alla grave e delicata missione affidatagli. Quelle istruzioni sono per esteso riferite dal Guizot3.

La condizione di Pellegrino Rossi a Roma era, senza dubbio, assai delicata. Molti di quei Cardinali e prelati ricordavano ancora la ribellione del 1815 e la parte che il professore avvocato Pellegrino Rossi vi aveva presa e brontolavano contro quel ministro plenipotenziario, che nascondeva, forse, sotto le dorature della sua uniforme, l’animo ostile dell’antico rivoluzionario. I gesuiti, i quali ben sapevano come contro loro fosse indirizzata la prossima azione di quell’uomo, di cui essi conoscevano la potenza, l’abilità, l’ingegno, soffiarono dentro a quei malumori e rimescolarono così quelle vecchie reminiscenze che, allorquando il nuovo ministro plenipotenziario francese prese stanza nella sua residenza del palazzo Colonna e cominciò ad aggirarsi per la città, trovò, da per tutto, una specie di muraglia della Cina che

  1. F. Guizot, Mémoires ecc, loc cit., pag. 303-94.
  2. C. Bon-Compagni, nel Discorso, già citato, detto a Bologna per la inaugurazione del monumento a Pellegrino Rossi il 27 aprile 1862.
  3. F. Guizot, Mémoires, ecc, loc. cit.