Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana I.pdf/120

Da Wikisource.
112 pellegrino rossi e la rivoluzione romana

E, dalla successiva corrispondenza fra il ministro e il plenipotenziario, risulta, difatti, che il Papa e il Cardinale Lambruschini, «per quella invincibile timidità di cui avete già avuto tante prove, non hanno fatto conoscere qui al Generale dei gesuiti il testo della convenzione conclusa fra il Cardinale Lambruschini e me: si sono contentati di un presso a poco, di termini un po’ vaghi: era una bibita amara che non si è osato di fargli ingoiare tutto ad un tratto. Come era naturale, il Generale se ne è tenuto al minimum»1. Ma il Guizot tenne fermo a Parigi, il Rossi, con abilità e con energia, tenne fermo a Roma e così si ottenne che, in parte almeno, ciò che era stato promesso fosse mantenuto2.

Ma qualunque fosse l’esito effettivo e reale della missione di Pellegrino Rossi a Roma, il risultato politico di essa, per ciò che riguardava l’agitazione degli spiriti in Francia, era stato grande e benefico, e quello morale ottenuto più importante e benefico ancora. Di che tutti, allora e poi, statisti,’uomini politici, critici e storici, tributarono concordi vivissime lodi a Pellegrino Rossi.

Di tutti gli scrittori che io ho potuto consultare, i quali abbiano o diffusamente, o sommariamente, o direttamente, o indirettamente trattato di Pellegrino Rossi — e di molti ho già recato i giudizi e di molti altri li indicherò in seguito e oltrepassano, insieme, i centoventi — non uno ne ho rinvenuto il quale della sua ambasceria a Roma e del suo squisito tatto diplomatico non gli dia grandissima lode. Fin anche l’illustre De la Forge, il quale è verso il Rossi, non solo severissimo, ma ostile talvolta, addirittura, a proposito di lui, ambasciatore, scriveva: € La sua condotta a Roma, in qualità di ambasciatore di Francia, è un perfetto modello di scienza, di circospezione e di liberalismo. Si leggano i suoi dispacci al signor Guizot, le sue note al Cardinale segretario di stato, incaricato degli affari esteri, il riassunto dei suoi

  1. Lettere di P. Rossi al ministro Guizot, in data io e 18 agosto 1845, nelle Mémoires del Guizot stesso, loc. cit, pag. 443 e seg.
  2. Cfr. T. Flathe, Il periodo della Restaurazione e della Rivoluzione 1815-1851, nella Storia universale dell’Oncken, Milano, dott. Leonardo Vallardi editore, 18S9, il quale nel lib II, cap. II, a pag. 116 afferma che «tutto ciò che l’Ordine aveva concesso si riduceva ad una diminuzione insignificante del numero dei gesuiti».