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capitolo quarto 199

della casa Orleanese e del partito dottrinario, se l’una e l’altro egli aveva sostenuto e favorito, era logico che dovesse essere odiato dai nemici degli Orléans e dei dottrinari.

Ora tutte quelle vecchie accuse, le quali altro non erano che maligne interpretazioni, calunniosi travisamenti, o, almeno, esagerazioni del vero, avevano accompagnato Pellegrino Rossi nel suo ritorno in Italia, allorché ripassò il Moncenisio in qualità di ministro plenipotenziario presso il Papa1. Ma, per allora, non poterono avere diffusione, perchè le condizioni della stampa nella penisola non erano tali da facilitare le pubbliche diffamazioni.

Ma, ora, quando il nome del Rossi fu portato sugli scudi dagli elettori carraresi, quelle accuse furono rinnovate e poterono trovar luogo nelle appassionate e violente polemiche del giornali del tempo e più ancora, come si vedrá, quando egli fu nominato ministro di Pio IX.

Secondo quelle accuse Pellegrino Rossi era uomo senza patria, oppure l’uomo dalle tre patrie; uomo senza opinioni, senza convinzioni, l’uomo di tutti i partiti: successivamente murattiano a Bologna, repubblicano in Svizzera, orleanista e dottrinario in Francia, ora dottrinario e papalino a Roma; Pellegrino Rossi era superbo, sprezzante, insensibile, egoista, scettico, ambiziosissimo, cupidissimo di guadagni, bandito di alta condizione, condottiero, capitano di ventura, sempre pronto a servire chi di onori e di pecunia fosse disposto a pagarlo. Uomo di grande ingegno, si, di vasta dottrina, si, di irresistibile eloquenza, si - e sfido io a negarlo! - ma imbevuto delle false e corruttrici dottrine della corrottissima scuola dottrinaria; scaltro, dissimulatore, insinuante a volte, a volte adulatore, senza scrupoli, capace tanto di essere corrotto quanto di corrompere altrui, senza coscienza, senza fede.

Ora, per tornare al viaggio di Pellegrino Rossi in Toscana e in Lunigiana, dirò che esso dovette essere breve, assai breve; perchè il 24 maggio, allorché l’illustre Gioberti venne a Roma, egli vi aveva indubbiamente fatto ritorno.


  1. E. Renaudin, art. cit, nel Journal des économistes del 1887. Cfr. con A. E. Cherbuliez, nell’art. cit. del 1849; con J. Cretinau-Joly, Histoire du Sonderbund vol. I, pag. 92, 108 e passim.