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principalmente in due cause - potentissime, in mezzo al conflitto delle bestiali passioni umane - nell’invidia e nell’odio di parte.

Quell’uomo che, dall’Italia profugo per causa di libertà - e questo non si rammentava, naturalmente; deliberatamente si dimenticava - aveva vissuto dieciotto anni nella repubblica di Ginevra e vi aveva primeggiato come professore, come pubblicista, come uomo politico e che di là - per la delusa ambizione, si diceva - era venuto a conquistarsi - avido di guadagni, cupido di onori, si diceva - una posizione in Francia e che vi era riuscito, superando grandi ostacoli, vincendo immense difficoltà e che, in un decennio, era divenuto professore su due cattedre, membro della Commissione del contenzioso per gli affari esteri, membro del Consiglio reale dell’istruzione pubblica, commendatore della Legione d’onore. Pari del regno, quest’uomo destava e doveva destare, attorno a sè e nell’animo di moltissime bestie umane, una immensa, implacabile invidia, doveva di necessità suscitare tutte le collere delle rivalità sopraffatte, delle mediocrità umiliate. Di li le ire e le viperee accuse, alle quali - lo ripeto - tanto, in apparenza, la sua passata vita si prestava.

Quest’uomo, poi, altero, sprezzatone, aristocratico, era un Aero dottrinario, ammiratore ed amico del Guizot, del De Broglie, del Villemain, sostenitore ardente, intrepido, appassionato del sistema di governo inaugurato dal Guizot, al quale sistema egli apportava il formidabile appoggio del suo potente ingegno, della affascinante sua parola, del suo grande sapere, della sua alta autorità, della sua sanguinosa ironia; quest’uomo, devoto alla casa d’Orlèans, favorito dai ministri, favorito dal Re, per conseguenza naturale, era e doveva essere coinvolto nell’odio in cui la grande maggioranza dei Francesi, ultramontani, repubblicani, socialisti, comunisti, bonapartisti, avvolgeva la monarchia di luglio e il partito dottrinario. Di li le ire e le accuse.

L’invidia era stata la conseguenza logica e necessaria della bestialità umana contro un uomo tanto avventurato e tanto eminente; l’odio di parte era stato conseguenza logica e necessaria delle passioni umane e conseguenza, al tempo stesso, del temperamento, dei sentimenti, delle dottrine, delle opinioni e della fortuna del Rossi; poichè, se egli aveva goduto del favore