Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana I.pdf/23

Da Wikisource.

capitolo primo 15

del Byron e li pubblicava; e studiava e scrutava l’ambiente nuovo in cui doveva ormai svolgersi tutta la sua energia.

Per effetto del trattato di Vienna del 1815 alla Svizzera era stata imposta una costituzione federale, la quale aveva fatto di essa «piuttosto che una nazione un’assemblea di piccole repubbliche organizzate nella immobilità»1; «le deliberazioni della Dieta e, fino a un certo punto, il regime interno di ciascun Cantone eran poste sotto l’influenza della Santa Alleanza, onde una servitù mascherata, un vassallaggio indiretto»2; quindi si aveva «nelle elezioni la prevalenza della rappresentanza delle città sulle campagne: le costituzioni cantonali lasciate libere nei loro arbitrî, non tutelati i deboli; il diritto elettorale subordinato a censo elevato, non riconosciuti nè il diritto di petizione, nè la libertà di parola e di stampa, e tale reazione si esercitava sopra tutto sotto la direzione della Santa Alleanza»3.

In conseguenza di questa condizione di cose i partiti liberale e democratico si agitavano in Isvizzera, a quei giorni, contro quella odiosa e restrittiva costituzione, ma essi si trovavano in quasi tutte le rappresentanze in minoranza ed erano costretti a mordere il freno, sotto la bufera imperversante della reazione, la quale aveva trionfato a Lipsia e a Waterloo e imperava allora da Vienna.

Anche a Ginevra quindi - quantunque quella fosse la più incivilita e liberale fra le repubbliche svizzere - anche a Ginevra, quando vi si rifugiò Pellegrino Rossi, dominava al governo il partito conservatore. E questo fatto concorse, senza dubbio, a determinare il proscritto italiano al suo prudente atteggiamento di osservazione, di studi e di preparazione.


  1. Ch. De Mazade, in Revue des Deux Mondes, anno XXX, 1861, articolo su Pellegrino Rossi, pag. 718 e seg.
  2. Louis Reybaud, sotto il titolo Economistes contemporains, M. Rossi, Cours d’economie polttique, nella Revue des Deux Mondes, tomo III, 1841, pag. 289 e seg.
  3. Dott. Daendliker, Histoire du peuple suisse, traduite par Mme Jules Favre, née Velten, Paris, Librairie Germer Baillière et C., 1879, 4me période, chap. 1er, § 60, pag. 257 e seg. Cfr. Mignet, loc. cit.; J. Cretinau-Joly, Histoire du Sonderbund, Paris, Plon Frères, éditeurs, tomo I, cap. II; Louis Grandpierre, Mémoires politiques, Neuchâtel, parte I, cap. XVIII e XIX; Augusto Pierantoni, op. cit: Giuseppe Mazzini, Scritti editi ed inediti, 4a ediz., Roma, per cura della Società editrice, vol. III, pag. 203 e 214 e seg., vol. V, pag. 49 e seg.; vol. VI, pag. 31, e Fr. Guizot, Mémoires pour servir à l’histoire de mon temps, Paris, Michel Lévy, 1858, tomo VIII, pag. 421.