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252 pellegrino rossi e la rivoluzione romana

punitario Filippo Bernasconi, di soprannome il ruffiano, abbia tentato di dare una grande importanza e una grande influenza all’opera del Carbonelli nelle sconclusionate e sciocche trame di Bernardino Facciotti, la verità è - me lo creda, fino da ora, il lettore, e poi lo vedrà da sè - che quell’opera e quell’influenza fu assai tenue, stando almeno alle resultanze del processo, da me letto e riassunto fedelmente, pagina per pagina, nelle sue quindicimila e settecento pagine.

Cosicchè, accesosi più che mai Bernardino Facciotti nei suoi propositi ingenuamente rivoluzionari, venuto, forse - ma, secondo le resultanze processuali, la cosa non risulta chiara - in qualche contatto con l’ardentissimo Carlo Luciano Bonaparte, Principe di Canino, deputato del collegio di Sanginesio e, forse, da questo incoraggiato e, forse, sovvenuto anche di danaro per la diffusione di quei sentimenti, ma senza uno scopo fisso e determinato - come pretenderebbe il giudice Laurenti - si diede a fare una congiura - dice il turpissimo impunitario Bernasconi e, con lui, il giudice Laurenti - io dico semplicemente, e affinchè le parole esprimano nettamente e limpidamente le idee, io dico si diede a far popolo.

Infatti sarebbe difficile immaginare cosa più comica e più buffa di quella congiura Facciottina, intessuta nella bottega della Salita di Marforio, nella vicina osteria delle Chiavi d’oro, sulla strada, alla luce meridiana, e alla quale erano chiamati a prender parte i primi che passavano per la via. Proprio cosi: Bernardino Facciotti chiamava i passanti, che conosceva appena di vista, i casigliani - che spesso, per pettegolezzi di vicinato, erano suoi nemici - e, fra un bicchiere e l’altro, loro palesava i suoi torbidi ideali e i suoi scombuiati disegni e procurava di far propaganda di quelle idee e di raccogliere accoliti. Una cosa arruffata, sconclusionata, puerile, tanto puerile che farebbe nascere il sospetto, finanche, che i Facciotti fossero agenti provocatori, se non fosse limpidamente dimostrata la completa loro buona fede. E ci voleva proprio tutta la cecità appassionata del giudice Laurenti, bisognoso di dar corpo alle ombre, per affaticarsi a prendere sul serio quella congiura proprio da Madama Angot.

E tanto è vero che quelle congreghe Facciottine erano puerili e ridicole che vi erano penetrati, senza nessuno sforzo, tre