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versità andati in provincia a suscitare la gioventù a prendere le armi contro l’invasore straniero, ciò che non poteva essere che un equivoco di persona — per cui ritornai dal priore Canori e mi feci rilasciare certificato che dall’8 settembre 1848 al 14 luglio 1849 io non mi era più mosso, neppure per ventiquattr’ore, da Roma. Fui consigliato dall’avvocato Carenzi, cui ero stato raccomandato, di presentare un’istanza affinchè sul mio passato si facesse un’inchiesta e, verificate le cose, mi si desse il passaporto. Mentre andavo dall’assessore Dandini e, non avendo potuto parlargli, gli lasciavo quelle carte, fui arrestato1. Nei sei mesi in cui fui assente, viaggiai col Brown, fui a Genova, a Torino, a Ginevra; non avvicinai esuli; girai la Svizzera, poi andai a Wisbaden, Bruxelles, Parigi, ecc. Dal settembre 1848 non uscii più di Roma altro che il giorno del combattimento di Velletri, perchè fui mandato, insieme col dottore Serafino Gatti, dal professor Baroni, a prendere i feriti. Conobbi Sterbini, ma non ho con lui relazione; due o tre volte andai alla Camera dei deputati per assistere alle discussioni. Il giorno 15 novembre mi era avviato, insieme ai miei colleghi dottore Pasquale Donni e Luigi Zavaglia verso la Cancelleria; ma — era verso un’ora e mezzo dopo mezzogiorno — fummo trattenuti dal signor Odoardo Cecchi, padrone delle Mole a Ponte Sisto, il quale ci disse esser da per tutto pieno di gente: intanto sopravvenne la carrozza del Rossi; udimmo i fischi, vedemmo la folla spingersi verso il portone e di lì a un momento retrocedere e, stando noi ancora fermi sulla piazza, apprendemmo che il ministro Rossi era stato ucciso. Io e il Zavaglia vestivamo da civici, il Donni da tiragliolo. Ci ritirammo per non essere esposti a compromessa»2.

Il sabato 26 gennaio l’avvocato Cecchini procedeva al primo costituto del Grandoni.

«Un uomo dell’apparente età di anni 40, di statura media, di corporatura snella, carnagione bruciata dal sole e vaiolata, barba intera, lunga, nera, con qualche pelo bianco a destra, fronte giusta, cappelli neri-grigi, occhi castano-chiari, naso, bocca, mento regolare. Interrogato risponde: mi chiamo Luigi Grandoni fu

  1. . Ecco la prova evidente dell’istruttoria segreta per l’omicidio Rossi fatta dalla polizia.
  2. Processo, primo costituto Ceccarini, foglio 503 a 523.