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capitolo primo 33

ostante l’indiscutibile altezza del suo ingegno straordinario, la immensa sua dottrina e l’incontestabile suo valore - egli fu avviluppato, accompagnato, perseguito ed inseguito fino alla violenta sua morte, anche qui è utile - anzi io stimo indispensabile - soffermarsi a studiare, sulla scorta delle notizie, delle memorie, dei documenti che si hanno intorno a lui, questo fatto strano, costante nella vita di lui, della niuna simpatia, cioè della scarsa benevolenza, del poco affetto onde fu circondato sempre.

E questo fatto, che è vero e indiscutibile, va tanto più studiato quanto più si presenta come strano, come inesplicabile, come inconseguente e contraddittorio a tutte le premesse storiche, in aperta e flagrante contraddizione, cioè, con la potenza ed attitudine a tutto di quel suo molteplice, versatile, vivissimo ingegno assimilatore, con la sua dottrina vastissima, con la sua eloquenza meravigliosa, conquistatrice, coi clamorosi e reali successi delle opere di lui, con la probità di tutta la sua vita.

Non ostante tutti questi titoli, che gli avrebbero dato diritto non solo alla stima e all’ammirazione, ma anche all’amore, alla devozione e degli studiosi e dei coscienti e dei dotti, e anche delle moltitudini, egli, invece, ebbe sempre, è vero, grandissimo numero di estimatori e di ammiratori, ma sempre scarso di devoti che lo amassero, a cui egli inspirasse quella calda e viva simpatia, che pure ha circondato uomini suoi contemporanei, per meriti reali inferiori a lui. Cosi esso non fu mai, nè a Bologna, nè in Svizzera, nè in Francia, nè a Roma, beneviso e accetto alle moltitudini. Anzi, al contrario, egli ci si manifesta, in tutta la sua vita, aggrovigliato, quando più, quando meno, in una rete di antipatie profonde, repulsive, le quali resero verso di lui o severi od ingiusti uomini nobilissimi e di grandissimo valore.

Mi sembrò che questo fatto così strano valesse la pena di essere studiato nelle sue riposte cagioni, le quali debbono pure esservi, se ogni effetto ha e debbe avere la sua causa generatrice.

E le cagioni mi parve che ci fossero e che fossero molteplici; le une interiori e derivanti dall’indole e dal carattere di Pellegrino Rossi; le altre esteriori e inerenti alle amicizie di lui, alla scuola filosofica e alla parte politica a cui appartenne.

Pellegrino Rossi - già lo accennai - era, per indole, altero e sdegnoso, pienamente conscio della sua superiorità intellet-