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capitolo decimonono 117

carattere corpo nove in cui, fra declamazioni e vituperi, l’accusa è ribadita.

A queste, e forse ad altre simili accuse ed insinuazioni, comparse in qualche altro giornale, risponde il documento in data 30 luglio, esistente in minuta nel Fascicolo n. 361 e che io dissi di non lieve importanza come i lettori potranno rilevare, poichè io lo riproduco nella sua integrità.

«Roma
Direzione Generale di Polizia
Sezione Prima n. 361-49

(Circolare
Riservata)

Ill.mo e Rev. Signore


Eseguita anche per le Pro- 
vincie comprese nei due
Commissariati d’ordine di
S. E. Rev.ma.

Monsignori Commissari di
Bologna e Ancona.
Monsignori Presidi delle Provincie
al di qua delle Marche.


«È a cognizione di questa Direzione Generale di Polizia che la Sètta, nell’impegno di denigrare il Governo Pontificio, va spargendo voci falsissime intorno alla morte di Luigi Grandoni, uno dei rei principali dell’assassimo del Conte Pellegrino Rossi a forma di quanto ha dichiarato la Sacra Consulta nella sua sentenza pronunciata nel giorno 17 maggio 1854. E giunge la malignità a tanto che si vuol far credere che la morte del Grandoni non fosse mi suicidio, ma una morte appositamente procuratagli da altra mano.

«Tuttavia, affinchè la S. V. Ill.ma e Rev.ma possa, in ogni caso, fare smentire voci sì false e sì maligne in quei modi prudenziali che crederà più opportuni, trovo conveniente informarla con precisione intorno a tale fatto.

«Il Grandoni di carattere irruentissimo, appena vide che dal cumulo delle prove era fatta palese la sua reità ed appena potè trapelare, non si sa come, che il Tribunale Supremo lo aveva condannato all’ultimo fine, fece intendere anche a persone che prendevano interessamento di lui, che si sarebbe dato da per sè stesso la morte, piuttosto che piegarsi ad una sentenza capitale. Cosicchè informato di ciò