Pagina:Pellegrino Rossi e la rivoluzione romana III.pdf/253

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gomento di quei parlari, a che accennassero quegli ordini, quelle disposizioni si fa palese dal soggetto, che in quel momento ingombrava la mente de’ Legionari, che era cagione della grave, e tetra preoccupazione dell’anima, che si leggeva loro sul viso.

E se questo apparato di preoccupazione, lo straordinario loro movimento, il loro aspetto minaccioso rendevano sospetti, ed accorti di qualche grave macchinazione, quanti ebbero ad osservarli; se le parole stesse, che udivansi dai loro labbri chiaramente additavano a chi era loro dappresso la idea malvagia del meditato delitto, come poteva questa rimaner celata al Grandoni, che divideva con essi il movimento, e le parole? o piuttosto come non doveva egli essere a parte delle stesse macchinazioni? Ed ove pure non calcolando a suo carico tutto il peso degli antecedenti si volesse considerare in lui la ipotesi di un condetto non ad uccidere, ma ad una sola dimostrazione contraria al Ministro, sembrò impossibile al Tribunale il conciliar questo tema colla gravità dell’attitudine minacciosa, col concertato vestimento delle tuniche, con le esplicite manifestazioni del delitto.

Considerando inoltre, come i susseguenti fatti del Grandoni non siano meno eloquenti a suo carico degli altri già discorsi. Egli al dire del rilevante si associava la sera ai tripudi dell’orda debaccante, egli stesso confessa, e più testimoni provano, che nel di successivo, si recasse co’ suoi uomini sul Quirinale, ove si consumava la ribellione; e pochi di dopo dal nuovo Ministero democratico i suoi militi erano organizzati in corpo speciale, ed egli, colla rinuncia di altro candidato già Colonnello nelle Legioni, ne otteneva il Comando, ed il grado lungamente desiderato.

Questa concessione, o fosse prezzo dell’opera prestata, o fosse condiscendenza della democrazia, in qualunque delle due due ipotesi è sempre vero che il Grandoni, che era stato spettatore dell’enormità dei suoi militi, non avrebbe potuto mai dissimularlo a se stesso, ed a tutti, e ove non ne fosse stato partecipe, come accettare egli il comando dei Sicari a lui chiariti, ancor bagnati del sangue di un Ministro di Stato, e bruttati di altre inespiate nefandezze; egli che più tardi, sotto il dominio dell’intruso governo Repubblicano per semplice scorno di punizioni disciplinari rinunciava lo stesso grado ed onori di colonnello? E nell’intendimento appunto di non rendere conto di questo fatto il Grandoni impugnava non solo di conoscere, che fra i suoi Legionari fossevi l’uccisore del Rossi, non solo facevasi ignaro, di qualunque loro sospetto movimento, ma giungeva perfino a mostrarsi inconsapevole dello sta-