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la ginestra 99

Ogni vana speranza onde consola
coi fanciulli il mondo,
Ogni conforto stolto.

Il canto che salutava

Con mesta melodia
L’estremo albor della fuggente luce.

è un canto di disperazione. D’oltre tomba il Poeta sembra reiterare le lugubri parole: “Vanità! vanità! Nella vita umama non c’è di buono che la giovinezza, ed anche in essa il bene non è che l’aspettazione del bene o la interruzione del male. Sparita la giovinezza, in cui non sono pur se non ombre e sembianze al lume della luna, non aspettatevi, o uomini, che sorga l’alba dall’altra parte.

Ombra, inganno, sogno, o uomini la vostra speranza di rivivere morendo! La morte è„.



IX.


Ma non quella fu l’ultima voce del poeta. Il Poeta, lontanando tra la luce pallida della luna occidentale, accennò a una ginestra. Ad essa parlò nella tenebra che cresceva e in cui correva un bagliore d’incendio. Le parole che egli indirizzò agli umili steli sono pur tristi; ma quegli steli hanno un fiore. Come nel Tramonto della luna, tra lo sparir delle ombre, nell’ombra unica e totale e sempiterna, s’inalza quel mesto canto del carrettiere, dalla sua via (dalla via umana, dalla vita); così nell’ultimo lugubre poema, tra una che io direi desolata macerie di pensieri e