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la messa d’oro 293

l’animale il cui carattere differenziale dagli altri è questo, sublime e unico, di disubbidire, eroicamente ribelle, alla legge della lotta per l’esistenza. La quale silenziosa ribellione, degna, sì, d’un Titano maggiore dell’antico, perchè il nuovo frange da sè le catene che lo avvincono al Caucaso, ora sembra interrotta dalla furia schiamazzante della bestia che corre — energicamente — al pasto. Sì. Per le scoperte geografiche e specialmente per le applicazioni delle forze del vapore e dell’elettricità, l’uomo si ritrova ora come novello in un mondo novello. Ha ricominciato, in certa guisa, la sua evoluzione. È risorto l’atavico egoismo. S’è svegliato il bruto primordiale, oh! non nelle caverne e nelle foreste, ma nelle splendide Babilonie; e s’è trovato sotto mano oh! ben altro che le freccie e le scuri di selce! La trogloditica scimmia d’allora ora sa maneggiare la folgore„.



IX.


Là dentro, il buon candido vecchio, giunto all’estremo della sua vita, alza una ostia pura. È un rito antichissimo, più che millenario; d’altri tempi! D’altri tempi, sì, in cui la scienza era molto bambina e la folgore non era, davvero, domata. Eppure... Eppure quel vecchio che alza l’ostia, ha inoltre, per più di settant’anni, alzato sè stesso, elevata la sua umanità, per quel tratto di cielo che i millenni e i millenni fecero superare all’anima nostra, si è affinato e purificato in modo da non veder più e non pensar più la selva oscura e la bestia selvaggia dell’origine, e da sentire, in alto in alto, quel che noi