Pagina:Pensieri e discorsi.djvu/348

Da Wikisource.
336 pensieri e discorsi

Mantova, voi avete inaugurato oggi una bandiera che significa un quarto di secolo speso da voi per l’italianità. Ma di tutto ciò che faceste, niente è più bello, più nobile, più sublime d’un librettino — oh! veramente umile e alto — che nel vostro anno vittorioso faceste e ora divulgate. Chi ispirò all’ignoto autore questo vademecum pio, minuto, insistente, sussurrato all’orecchio, singhiozzato, tutto bagnato di lagrime invano volute ribevere, tutto agitato da uno spasimo di dolore che si rivela soltanto col tremor del mento? Volete emigrare? Ecco le due prime parole: la domanda fatta con meraviglia accorata, che pur vuole nascondersi. Ma è una madre, una madre che parla ai suoi figli! ai suoi figli che devono, più che non vogliano, lasciarla! Chi, o anonimo compilatore, ti ha alitato nel cuore quest’anima di madre?1

Virgilio. Se colui che egli guidò, fu il poeta esule, il dolce padre fu il poeta dell’esilio. A capo della sua opera è il triste idillio del contadino che emigra:

Nos patriae fines...

Lasciate che ripeta le parole di Virgilio in latino: esse hanno il sacro della preghiera. Abbiatele a mente, o Italiani!

Nos patrie fines et dulcia linquimus arva.
Nos patriam fugimus...

  1. L’autore di quel Vademecum umido di lagrime e bruciante di amor patrio non m’è più ignoto. È Clinio Cottafavi, segretario e anima del Comitato Mantovano... e ne sia lodato, o, meglio, ne sia amato, o, meglio ancora, imitato.